- Pubblicità -
Tempo di lettura: 8 minuti

Salerno – Da Nord a Sud, mentre l’intero Paese è stato messo “in ginocchio” dall’emergenza sanitaria nazionale causata dalla diffusione dei contagi da covid-19 e dalle relative misure governative e regionali che limitano gli spostamenti dei cittadini sui territori e hanno fatto chiudere temporaneamente i battenti a migliaia di attività commerciali e industrie, la criminalità organizzata studia e si prepara per poter rafforzare, attraverso l’aiuto di politici corrotti che siedono nei posti di comando delle Istituzioni ai vari livelli, il suo potere sul territorio. Un sistema di corruzione e malaffare che si è incancrenito negli anni e che ha allungato i suoi tentacoli ovunque sul territorio nazionale ma che ora, punta alla gestione dell’intera fase di “ricostruzione” post emergenza covid-19, attraverso l’usura, il riciclaggio del danaro derivante da attività illecite e la gestione di appalti pubblici. Coronavirus che per la mafia rappresenta una vera e propria “occasione d’oro per fare affari”, come spiega l’ex Pm antimafia e avvocato, Antonio Ingroia, che in questa intervista esclusiva ad Anteprima24 racconta anche di come è cambiata la sua vita dopo le stragi del ’92 in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con i quali Ingroia ha lavorato al loro fianco nella guerra dello Stato a “Cosa Nostra”.

Dottore Ingroia, quali benefici secondo lei, potrebbe trarre la criminalità organizzata da questa emergenza sanitaria nazionale che vede impegnati non solo i medici ma anche gli uomini dello Stato nel contrasto alla diffusione del contagio da coronavirus? E fino a che punto, le misure economiche adottate dal Governo nell’elargizione di una tantum alle aziende in difficoltà in questo momento di emergenza, può evitare il rischio di infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale?

“La criminalità organizzata cerca sempre di approfittare dei momenti di crisi delle istituzioni statali e di intervenire in apparente soccorso delle comunità in difficoltà anche perché, in questo modo, ha il duplice vantaggio di una grande disponibilità di liquidità, frutto dei traffici illeciti, e una grande “mobilità” dovuta al fatto che non deve rispettare leggi e regole. Una situazione del genere è un’occasione d’oro per le mafie. Occasione perché da una parte le imprese e le famiglie hanno bisogno di liquidità di cui la mafia dispone e che presta, riciclando danaro sporco e impadronendosi di realtà aziendali anche grandi, mentre dall’altra parte, l’incremento della disoccupazione collegata alla crisi economica per via del covid-19, faciliterà l’offerta di lavoro da parte delle mafie che recluteranno manodopera a basso costo. Il ricorso al credito per le imprese che era già difficile prima, sarà sempre più arduo in tempi di recessione economica e le misure messe in campo dal Governo sono palliativi non sufficienti se non ci sarà un adeguato sostegno da parte dell’Europa, che al momento non si vede.  Le mafie e il racket dell’usura quindi, possono diventare l’ultima spiaggia per gli imprenditori sull’orlo del fallimento e come si sa, il prestito ad usura è il primo passo mediante il quale le mafie cercano di controllare e poi di impadronirsi di intere realtà economiche in difficoltà. A questo, ci aggiunga che le forze dell’ordine oggi sono impegnate anche sul fronte sanitario e di conseguenza, l’emergenza mafia tende ad essere inevitabilmente trascurata. Infine, consideri anche il disagio sociale che farà crescere la disaffezione dei cittadini verso lo Stato e a favore del crimine organizzato”.

In questa emergenza sanitaria che vede la carenza di macchinari sanitari e dispositivi di protezione individuali negli ospedali e a tutela del personale sanitario, stanno giungendo migliaia di donazioni, in danaro e non, a ospedali e Comuni, da parte di cittadini, associazioni e imprenditori. In questo meccanismo di donazioni potrebbe esserci anche il rischio di infiltrazioni criminali?

“Certamente, sì. Il rischio infiltrazione criminale è altissimo in ogni zona “scoperta” dove non c’è la massima vigilanza dello Stato. È elevato però, anche il rischio che la mafia intervenga subito dopo l’emergenza sanitaria cioè nella fase della “ricostruzione”. In ogni ricostruzione post-emergenza, purtroppo, le mafie si sono sempre fatte trovare pronte e lo Stato invece, piuttosto impreparato”.

Con quale tempistica la mafia ricicla i proventi derivanti da attività illecite in questo momento storico?

“Avendo enormi disponibilità finanziarie di origine illecita, l’impresa mafiosa è in grado, più rapidamente di qualsiasi altro operatore, di smobilizzare le proprie ricchezze investite in un settore per reinvestirle immediatamente in un altro settore e soddisfare subito la maggiore domanda di un determinato prodotto o servizio in una data situazione d’emergenza quando il fattore tempo è decisivo. Il risultato è l’occupazione di nuovi settori economici nei quali riciclare, in modo insospettabile, grandi quantitativi di denaro illecito”.

Può la camorra, secondo lei, rafforzare in questo momento storico il suo potere in politica e nelle Istituzioni ed in che modo?

“Non esiste camorra o mafia senza politica. La camorra spa è una delle meglio organizzate imprese che usano il disagio della comunità sul territorio per incrementare potere e ricchezza, irrobustisce il proprio potere non fine a sé stesso o al solo arricchimento personale del boss, ma per poter meglio condizionare la politica. La camorra quindi, userà il proprio potere, accresciuto nel tempo, per corrompere la politica e servirsene per i propri fini criminali”.

Lei ha lavorato al fianco dei giudici antimafia, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, con i quali ha studiato, analizzato ed indagato sull’azione delle mafie e il potere dei mafiosi non solo in Sicilia ma anche in tutta Italia. Com’è cambiato il volto criminale e il connubio Politica-Mafia in questi anni?

“La mafia è molto cambiata da quella che affrontarono Falcone e Borsellino, ed anche io, prima accanto a loro e poi, proseguendo il loro lavoro dopo la loro uccisione. La mafia degli anni ‘80 e ‘90 era la mafia dal volto brutale e sanguinaria dei corleonesi Riina e Provenzano. Poi vennero gli anni della tregua armata e che abbiamo scoperto dopo, essere frutto anche dell’ignobile e scellerata trattativa dello Stato con la mafia. E la mafia è diventata soprattutto mafia degli affari che si è mimetizzata nella società e si evoluta anche nei rapporti con la politica: prima, negli anni della trattativa, si stipulò un nuovo patto politico-mafioso stabile che venne siglato e garantito da un uomo come Dell’Utri che è stato anche condannato in sede definitiva per i suoi patti con Cosa Nostra. Questi accordi si sono protratti per qualche decennio, ma oggi è venuto a scadenza e le mafie, si affidano soprattutto ad accordi locali. Non si fidano più di accordi globali, nazionali, con singoli partiti, ma si affidano in modo trasversale ai politici di estrazione politica diversa e purché siano condizionabili. Politici che vengono dai territori controllati dalle mafie che li sostengono e affinché quei politici portino avanti i loro interessi in sede politica e ad ogni livello che è comunale, nazionale ed europeo”.

La sua, è una storia personale e professionale importante da ex Pm antimafia e oggi di avvocato, di lotta alla mafia e alle infiltrazioni criminali. Quale messaggio vuole dare ai giovani e non solo, che davanti ai fenomeni criminali e di corruzione, non piegano la testa?

“I giovani devono sapere che la lotta alla mafia ha una lunga storia disseminata di grandi sconfitte e grandi sacrifici, ma anche di grandi vittorie. Oggi viviamo in un’Italia meno condizionata dalle mafie sanguinarie, ma in una società più mafiosa cioè abbiamo complessivamente ridimensionato il peso delle mafie nella nostra vita quotidiana, ma la società e l’economia nazionale sono oggi più infiltrate dall’economia mafiosa e dalla corruzione di quanto non fosse prima. È in corso un continuo processo di osmosi che sta avvelenando il Paese in modo più silenzioso e meno clamoroso, ma più profondo e strutturato. Dunque, ora non basta più solo l’azione della magistratura, serve soprattutto l’impegno quotidiano di ciascuno per impostare le proprie vite a regole pulite e corrette rifiutando ogni compromesso col sistema d’illegalità imperversante. Ai giovani dico di non rinunciare mai a realizzare i propri sogni, ma senza adattarsi ad un’Italia che non va e perciò va cambiata ed un cambiamento è possibile se si è in tanti a volerlo e a svolgere la propria parte”.

Dottore Ingroia, siamo giunti alla conclusione di questa intervista e voglio chiedere una considerazione sul futuro del nostro Paese al termine di questo periodo storico. Come cambierà, secondo lei, il volto dell’Italia, dal punto di vista delle inchieste giudiziarie delle Procure circa le indagini sulle infiltrazioni mafiose/camorristiche nella gestione sanitaria, di volontariato e delle elargizioni dei sostegni economici alimentari alle famiglie indigenti da parte degli organi statali locali, dopo l’emergenza coronavirus?

“È difficile leggere il futuro in questa fase di transizione. Credo, però, che non si debba perdere l’occasione di ricominciare in modo diverso dal passato. Nel segno della legalità e del cambiamento, bisogna incoraggiare la magistratura a fare la propria parte, senza conformismi e senza guardare in faccia a nessuno, colpendo il malaffare in ogni forma, ma anche difendendo le libertà e il diritto di tutti i cittadini ad avere un futuro migliore dove ognuno possa sentirsi cittadino libero, attivo, partecipe e mai suddito del potere spesso colluso con mafia e camorra”.