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Salerno – Utilizzando il nome del clan De Feo e dicendo di essere armati hanno minacciato un ladro che avrebbe rubato il mezzo meccanico di un loro congiunto. Con l’accusa di minacce aggravate dall’articolo 7 (metodo mafioso) sono finiti in manette i giovani allevatori  A.M. e M.M. entrambi di Montecorvino Rovella, legati da vincolo di parentele ed entrambi incensurati.
 
I due sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Eboli in esecuzione di un’ordinanza di custodia emessa dal Gip del Tribunale di Salerno su richiesta del Pubblico ministero che ha condotto le indagini. A rivolgersi agli investigatori denunciando le minacce subite è stato il presunto ladro A.N. di Eboli.
Quindi il denunciante in poco tempo è passato dal ruolo di “malvivente” a quello di vittima.
 
Secondo la ricostruzione dei fatti sembra che A.N. abbia trafugato un trattore dall’azienda di un parente dei due. I due ragazzi sicuri dell’identità del ladro lo avrebbero rintracciato nelle ore successive al colpo.  M.M. e A.M. ritrovatisi i fronte al ladro pare gli abbiano intimato di restituire il prima possibile il trattore che aveva rubato al loro parente.  Nel minacciarlo, stando alla ricostruzione operata, sembra che i due abbiano detto di appartenere o comunque di avere legami con il clan De Feo, un tempo operante nella Piana del Sele, e di essere armati.
 
Le parole dei due avrebbero scosso non poco il ladro che temendo per la propria incolumità si è recato presso la vicina stazione dei carabinieri ed ha denunciato le minacce ricevute.
A quel punto i militari hanno informato la Procura e avviato l’attività investigativa culminata, ieri mattina, con l’arresto dei due che, assistiti dall’avvocato Mario Pastorino, nella giornata di oggi saranno ascoltati dal magistrato presso la casa circondariale di Fuorni dove sono stati associati al termine dell’espletamente delle formalità di rito.
 
Sembra che l’attività investigativa sia ancora in corso da parte del magistrato e dei militari della compagnia di Eboli. Al momento sulla vicenda vige il massimo riserbo da parte della Procura della Repubblica.