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Eboli (Sa)- Garanzie a tutela degli operatori sanitari, certificati di collaudi dei lavori effettuati nelle corsie che ospitano i pazienti covid-19, esistenza di certificazioni per il funzionamento delle camere a pressione negativa ad alto isolamento e chiarimenti sui criteri di sicurezza messi in atto per gli operatori sanitari che operano nelle camere ad alto isolamento nel reparto di malattie infettive, a contato con i pazienti affetti da coronavirus, nell’ospedale di Eboli.

È quanto chiede, nero su bianco, una missiva indirizzata tra gli altri al direttore sanitario dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Eboli, Mario Minervini e al direttore generale dell’Asl di Salerno, Mario Iervolino, circa la presenza di certificazioni su collaudi e documenti la sicurezza del personale sanitario operante nel reparto di malattie infettive del nosocomio ebolitano e a contatto con i pazienti covid-19, il sindacalista e dirigente provinciale della Fiasl, Mirko Marzullo.

Tutto parte dall’emergenza sanitaria covid-19 che vede ospitare pazienti risultati positivi al tampone per il coronavirus, nel reparto di malattie infettive del nosocomio ebolitano. Il “Maria Santissima Addolorata” infatti, è uno dei pochi ospedali campani ad essere dotato, nel reparto di malattie infettive, di due camere di alto isolamento e a pressione negativa, adibite alla cura di pazienti affetti da malattie gravemente contagiose come Sars e Covid-19.

Camere queste, che permettono la cura del paziente in massima sicurezza anche per gli operatori sanitari. Camere inaugurate, entrate in funzione ma che dal 2009 e fino a qualche mese fa, sono rimaste inagibili a causa di un guasto al sistema di chiusura delle porte e all’impianto di ricambio di areazione. Guasti questi, che a febbraio, all’inizio dello scoppio dell’emergenza sanitaria da coronavirus nel salernitano, sono state oggetto di lavori e che ora ospitano alcuni pazienti covid-19. Ed è proprio sul funzionamento delle camere, i lavori effettuati e sulla sicurezza in cui operano gli operati sanitari, che Marzullo vuole vederci chiaro.

“Premesso che: l’imminente attivazione e utilizzo del reparto di alto isolamento per la degenza iniziale di tre pazienti covid-19, trasferiti dal reparto di malattie infettive per lavori di ristrutturazione urgente; -Si legge nella missiva- che tali pazienti adagiati uno in una delle due camere con doppio porta di isolamento con tanto di zona filtro e gli altri due messi in una stanza di degenza a due letti ma sprovvista di doppia porta di isolamento e zona filtro, per poi successivamente dopo alcuni giorni di degenza, uno dei tre pazienti veniva trasferito in rianimazione e l’altro messo anch’esso nell’altra camera con la doppia porta e zona filtro; diversi infermieri di codesta UU.OO. non si sentono in sicurezza e tanto meno tutelati dalla facente funzione di coordinamento, indaffarata soprattutto a organizzarsi turni in straordinario, infermieri-continua la missiva- … mandati allo sbaraglio senza aver fatto nessun corso di addestramento, senza ad esempio neanche documentare la preparazione sulla gestione del paziente COVID-19, sulla vestizione, sulla svestizione e sui relativi DPI da utilizzare, adatti per non contagiarsi e portare poi il virus fuori dal reparto”.

Una vera e propria denuncia quella del sindacalista ed infermiere della Fiasl, che aggiunge- “Ad oggi-tuona-non sappiamo l’effettiva funzionalità del reparto di alto isolamento in quanto-scrive-da poco sono state messi in funzione dopo anni di mancato utilizzo”.

Poi la richiesta- “chiedo-conclude-con riscontro urgente: Quali sono le garanzie a tutela degli operatori sanitari e se sono stati rilasciati collaudi dei lavori effettuati nei luoghi di ricovero COVID-19; Se sussiste una certificazione che il reparto ad alto isolamento funzioni in modo consono per farsi che gli operatori OSS ed infermieri possono lavorare e dare assistenza in sicurezza senza che corrono il rischio di essere infettati; e se i pazienti covid-19 sono ubicati nelle camere ad alto isolamento con aspirazione e zona filtro racchiuso dalle due porte a tenuta stagna in modo da non infettare l’aerea esternamente e far sì che gli operatori sostino in sicurezza senza essere vestiti di tutto punto per prevenire di essere contagiati”.

Una richiesta di rassicurazioni ma anche di visione di atti e certificazioni importanti quella avanzata dal sindacalista e infermiere della Fials, Mirko Marzullo, impegnato insieme a decine di colleghi del nosocomio ebolitano, in prima linea sul fronte nella lotta all’emergenza covid-19, in un reparto, quello di Malattie Infettive dell’ospedale di Eboli che rappresenta un polo di eccellenza sanitaria del Mezzogiorno sia in termini di risorse umane e relativa preparazione professionale del personale medico ed infermieristico, che di attrezzature e camere specializzate per le cura dei pazienti altamente contagiosi.