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di Gigi Caliulo

Una passeggiata, il solito soprabito scuro. I soliti sguardi, il solito colpo di teatro.
Come un attore navigato che non ha bisogno di copioni scritti per mettere in piedi il suo cavallo di battaglia Vincenzo De Luca ha nuovamente squarciato il velo del sipario che lo separava dal ritorno sulle tavole in croce del teatro che ne ha decretato il successo.
La passeggiata in piazza Bolognini, tra la gente stanca per il crescente declino sociale di una Salerno torbida come mai negli ultimi anni, non può essere sdoganata come un normale blitz. È l’essenza pura di un messaggio chiaro che il Governatore uscente lancia alla sua “comfort zone”. Sa bene, De Luca, che Salerno può essere la sua nuova, vecchia sfida da vincere. E poco importa se questo “atto di forza” con tanto di navigato fuori programma (il richiamo ad uno straniero colpevole di aver lasciato la sua bici poggiata su una panchina, un fuori ordinanza che ha risvegliato lo sceriffo dormiente) colpisce – di fatto – nel vivo l’uomo che negli ultimi anni lo ha rappresentato quale viceré. Poco importa se l’immagine di Vincenzo Napoli – uno Zelig in salsa salernitana, fotomontaggio privo di condivisione di sensi ed emozioni verso un territorio che lo ha accettato in modo sonnolento – uscirà da questa esperienza con le ossa rotte e con il passo ciondolante del mediano di scorta sostituito dal titolare al rientro dopo un infortunio. Senza standing ovation, senza applausi: riconoscimenti neppure di facciata per chi – del resto – non ha mai saputo davvero imprimere un suo marchio alla gestione della Città.
Il passaggio del testimone è tutto in quel soprabito, nelle parole non dette dalla gente che ha rivisto il suo sindaco di nuovo in trincea.
La staffetta è all’ultima frazione, il testimone è già nelle mani di chi si appresta a tagliare di nuovo il traguardo.