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Buccino (Sa) – “Da La Fiammante l’invito al mondo dell’imprenditoria ad aderire alla rete NO CAP per favorire una filiera etica contro il caporalato e a tutela dei diritti dei lavoratori”. È il messaggio lanciato agli industriali del settore agroalimentare dall’imprenditore Francesco Franzese, amministratore delegato dell’industria conserviera Icab-La Fiammante sita nella zona industriale di Buccino dove stamane, nel corso di un convegno che ha visto tra gli altri, la partecipazione del presidente dell’associazione “NO CAP”, Yvan Sagnet, del viceprefetto Vincenzo Amendola e del vice questore di Salerno, Giuseppe Fedele, Caritas e Diocesi di Salerno e Teggiano, è stato presentato il progetto pilota di fiera etica NO CAP che ha visto l’inserimento nell’indotto lavorativo della Icab di ben 9 migranti-braccianti agricoli che vivono nella zona di Campolongo alla periferia di Eboli. Ex braccianti sfruttati e ridotti in schiavitù, da imprenditori e caporali senza scrupoli ma che ora, che grazie all’azione sinergica tra l’associazione No Cap e La Fiammante, hanno trovato un impiego con contratto di assunzione regolare stagionale presso l’industria conserviera volceiana che ogni mattina raggiungono a bordo di un bus fornito gratuitamente dall’associazione per recarsi a lavoro a Buccino dove producono conserve di pomodoro a marchio NO CAP che saranno commercializzate nei punti vendita della distribuzione aderenti all’iniziativa di lotta al caporalato.
L’obiettivo – chiosa Yvan Sagnet è quello di svuotare i ghetti di Campolongo dai migrati vittime del caporalato che vengono impiegati come manovalanza nelle aziende agroalimentari e inserire quei lavoratori in una filiera virtuosa etica e di legalità”. E proprio in tema di diritti dei lavoratori, Sagnet, oggi sindacalista e presidente di No CAP ne è un pioniere. Fu Sagnet alcuni anni fa, in qualità di ex bracciante agricolo nei campi di raccolta del pomodoro di Nardò in Puglia, lo sfruttamento e il mondo del caporalato tanto da organizzare scioperi e rivolte nei campi che hanno portato il Parlamento italiano a varare ed introdurre il reato di caporalato e ha fatto avviare il primo processo giudiziario in Europa, sulla riduzione in schiavitù, facendo condannare imprenditori e caporali. Una battaglia personale quella di Sagne che è diventata subito collettiva e che ha dato vita all’associazione contro il caporalato.
“E’ fondamentale – dice Sagnet mettere insieme tutti gli attori della filiera per prevenire il fenomeno del caporalato nei campi e nelle industrie agroalimentari della Piana del Sele e dell’agronocerino sarnese. Lavori – spiega – che solo da qualche anno vedono le industrie assumere i lavoratori stranieri con regolari contratti ma che nella maggior parte dei casi, vedono il reclutamento dei lavoratori tramite cooperative fittizie che sono gestite dalla criminalità organizzata. Per questo – conclude – è necessario fare rete attraverso impiego dei lavoratori tramite i centri per l’impiego e l’inserimento della manodopera operaia nella filiera etica e di legalità fornendo loro alloggi con regolari contratti di lavoro e tutela dei diritti”.
Fiera etica promossa proprio dall’imprenditore Francesco Franzese impegnato da anni nella lotta al caporalato e nella denuncia delle aste a doppio ribasso. “Spesso viene associato il pomodoro allo sfruttamento e il modello No Cap ribalta la visione dello sfruttamento. Un modello etico – sottolinea Franzeseche deve essere preso come esempio anche da altre aziende. – Poi le cifre – Quest’anno abbiamo impiegato nove operai provenienti da Campolongo che abbiamo formato e inserito in azienda – spiega Franzese, che annuncia – ma per il 2023 prevediamo l’impiego nel processo produttivo di altri 40 lavoratori”.
Lavoratori e lavoratrici che dopo una vita vissuta da invisibili nei ghetti della Piana del Sele, saranno finalmente tutelati e regolarizzati.
Una filiera etica ma anche un modello di legalità quindi, quello che parte dal progetto di NO CAP-La Fiammante, dove associazioni e Istituzioni come Prefettura e Questura di Salerno fanno rete con Diocesi, imprenditoria e associazioni. “Queste azioni – sottolinea il viceprefetto di Salerno, Vicenzo Amendola che mirano all’inserimento dei lavoratori con la collaborazione dell’apparto produttivo all’interno del mondo del lavoro delle aziende è un progetto vincente perché soltanto attraverso la rete con il mondo imprenditoriale è possibile assicurare l’inserimento sociale dei migranti. Percorsi di inclusione sociale – come sottolinea il viceprefetto – che favoriscono una filiera etica ma soprattutto di legalità”.