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Salerno – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di sequestro preventivo di beni per oltre 10 milioni di euro a carico degli amministratori di fatto e di diritto e dei membri del collegio sindacale di una società di Nocera Superiore (Salerno). La società, operante nel settore della commercializzazione dei prodotti petroliferi, era stata dichiarata fallita nel 2016. Nell’inchiesta sono coinvolte sette persone, ritenute responsabili – a vario titolo – di bancarotta fraudolenta e reati tributari.

Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Davide Palmieri e Angelo Rubano, sono scaturite proprio dalla procedura fallimentare della società e hanno permesso di ricostruire le cause avevano determinato l’erosione del patrimonio societario. In particolare, a carico degli amministratori della società fallita, sono state accertate diverse condotte distrattive negli anni dal 2011 al 2015, per un importo superiore ai 12,5 milioni di euro, oltre che un’esposizione in bilancio di dati contabili non corrispondenti al vero. Le operazioni economiche, secondo la Procura, hanno permesso di non pagare imposte per oltre 3 milioni di euro e sarebbero state possibili anche con la complicità dei membri del collegio sindacale che si sarebbero astenuti dall’azione di vigilanza e di controllo.

Sono state, inoltre, rilevate alcune operazioni effettuate a vantaggio di un’altra immagine societaria, contestualmente costituita dall’amministratore di fatto della società insolvente e ad essa subentrata nella gestione dell’attività commerciale. In particolare, dall’analisi dei rapporti commerciali intercorsi tra i due soggetti giuridici, all’esito di un controllo fiscale condotto dalle Fiamme Gialle, è stata accertata una frode all’Iva perpetrata attraverso l’interposizione dell’impresa decotta nella commercializzazione del carburante.

Le due società, infatti, condividevano uffici e impianti e, tra di esse, vi era un passaggio solo cartolare del prodotto compravenduto. Il carburante, inoltre, era stato acquistato dalla società fallita in esenzione d’imposta, nonostante non avesse i requisiti per beneficiare di tale procedura agevolativa. Il debito Iva della società in fallimento originato da tutte queste operazioni commerciali, pari a circa 4 milioni di euro nel solo 2014, anche se formalmente riportato nella dichiarazione fiscale, non veniva versato nelle casse dell’Erario.

Pertanto il gip del Tribunale di Nocera Inferiore ha emesso nei confronti degli indagati misure cautelari reali per un ammontare di oltre 10 milioni di euro, pari al valore dei beni distratti con la bancarotta e all’ammontare importo dell’I.V.A. evasa. Sono stati così sottoposti a sequestro depositi bancari, quote societarie, veicoli e proprietà immobiliari. Tra queste ultime, anche un fabbricato costituito da diverse unità immobiliari, ubicato nel Comune di Castel San Giorgio, del valore stimato di circa 3 milioni di euro, riconducibile all’amministratore di fatto della fallita ma schermato mediante la formale intestazione ad una società inglese in realtà inattiva. Gli stessi immobili, in parte in uso a familiari, erano di fatto gestiti dallo stesso imprenditore, che ne curava la manutenzione e sottoscriveva contratti di locazione, riconoscendo all’impresa britannica solo una parte degli introiti percepiti.