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Passa al secondo step dopo aver ricevuto il primo via libera della Regione Campania con il decreto dirigenziale n.59 del 7 agosto 2023 a firma del dirigente Simona Brancaccio, l’autorizzazione ambientale di assoggettamento alla procedura di Valutazione Ambientale Integrata con la Valutazione di Incidenza Appropriata, su parere conforme rilasciato nelle scorse ore dalla Commissione regionale Via- Vas e Vi, il progetto di realizzazione di un mega opificio industriale di Fonderia di ghisa di seconda fusione ad opera della società Fonderie Pisano Spa da realizzarsi nel lotto n.22 della zona industriale di Buccino.
Parere regionale che evidenzia nelle motivazioni tecnico-ambientali, l’impatto e gli effetti negativi che le fonderie avranno sulla salubrità ambientale, dei lavoratori degli opifici industriali e sulla popolazione, richiedendo così ulteriori pareri ambientali tecnici regionali e rinviando il progetto al secondo step di autorizzazioni ambientali ai fini della delocalizzazione delle fonderie di Via dei Greci a Buccino e contro il quale ora, Comune di Buccino, Comunità Montana Alto Medio Sele e Tanagro, Comuni degli Alburni e del Cratere salernitano, Ente Riserve Naturali Regionale Foce Sele-Tanagro, Comune di Vietri di Potenza, associazioni ambientaliste, i gruppi politici consiliari di Buccino e decine di aziende agricole, che nei mesi scorsi hanno presentato le osservazioni tecniche-ambientali di contrarietà al progetto in Regione, possono fare ricorso dinanzi al Tar entro 120 giorni.
Iter approdato a maggio presso gli uffici Via-Vas della Regione Campania e che, nonostante il parere e le relazioni tecniche di contrarietà di Comuni del cratere, associazioni, aziende agroalimentari e dell’Ente Riserva che aveva espresso parere negativo “Sentito” poiché il lotto n.22 di proprietà dei Pisano e sul quale sorgeranno le acciaierie ricade nell’area naturale protetta di Rete Natura 2000 ed è sito protetto di interesse comunitario, ha ottenuto parere conforme ai fini del rilascio preliminare dell’autorizzazione di assoggettabilità alla Via integrata con la VincA.
Conformità, ottenuta a seguito di una relazione tecnica in cui la stessa Regione, analizzando il progetto e l’impatto ambientale che l’opificio che sorgerà su una di oltre 50mila metri quadrati, classificato come “industria insalubre” e che avrà sul territorio, prevedendo la costruzione di due forni cubilotto e tre forni elettrici, con 14 camini di 23 metri di altezza e con una capacità produttiva di 80 tonnellate al giorno di materiale ferroso fuso in ghisa, scrive nero su bianco che – “il progetto – si legge nelle note tecniche del decreto della Regione – determina potenziali impatti ambientali significativi e negativi. Permane – scrive – un margine di incertezza che non permette di escludere effetti negativi sui siti Rete Natura 2000 presenti in area prossima e area vasta”.
Decreto al quale ora, gli Enti e le associazioni dovranno fare ricorso al Tar mentre prosegue la querelle politica e giudiziaria contro la delocalizzazione delle fonderie Pisano nella zona industriale di Buccino che va avanti dal 2018, quando i Pisano acquistarono all’asta il lotto n.22 in gestione al Consorzio Asi e ricadente su suolo comunale.
Fatto che portò il Comune di Buccino e i cittadini del territorio a protestare e ad alzare le barricate contro le fonderie con un provvedimento a firma dell’allora sindaco, Nicola Parisi, che bloccò tutti i rilasci delle concessioni edilizie nella zona industriale volceiana e portò all’attenzione del consiglio comunale, una variazione di destinazione d’uso che trasformò, con il parere favorevole e unanime di maggioranza e opposizione consiliare, la zona industriale in distretto industriale artigianale di tipo agroalimentare e logistico.
Blocco del rilascio dei pareri edilizi all’ufficio tecnico revocato poi, dall’attuale amministrazione comunale guidata dal sindaco Pasquale Freda, mentre contro la variante del Puc le fonderie hanno dato guerra al Comune di Buccino, avviando già nel 2018, un ricorso che prima è finito dinanzi ai giudici del Tar e oggi, è pendente dinanzi a Consiglio di Stato, con richiesta di annullamento della variante.
Ricorso che ha visto l’opposizione del Comune di Buccino, dei Comuni degli Alburni e della Comunità Montana Alto Medio Sele e Tanagro, della società Icab Spa, delle aziende agroalimentari e delle associazioni ambientaliste, e di cui si attende l’esito che potrebbe cambiare le sorti del territorio e ribaltare la situazione che ad oggi vede la società Pisano avanzare su Buccino.
In prima linea nella lotta giudiziaria amministrativa e ambientalista contro l’insediamento delle industrie inquinanti nella zona industriale di Buccino, minacciando la delocalizzazione del suo opificio industriale in caso di delocalizzazione delle fonderie a Buccino, l’imprenditore Francesco Franzese, amministratore delegato dell’industria conserviera alimentare Icab Spa – marchio “La Fiammante” con sede proprio nella zona industriale di Buccino. Un colosso industriale, l’industria Icab, conosciuta nel mondo proprio per la trasformazione e la vendita di prodotti agroalimentari dai derivati del pomodoro, verdure e legumi, gran parte proveniente da produzione biologica, che sulla tutela della salute dei dipendenti, la genuinità dei prodotti agroalimentari bio e la salubrità ambientale, dal produttore al luogo di trasformazione sito nella zona industriale di Buccino, dei territori in cui opera e le relative certificazioni ambientali, da anni ne ha fatto un cavallo di battaglia e di successo che ha portato l’industria conserviera ad esportare i suoi prodotti in oltre 50 Paesi nel mondo e ad attestarsi quale azienda leader di successo, con un indotto occupazionale complessivo di oltre 1500 lavoratori impiegati nella filiera.
Icab però, non è l’unica industria a rischio chiusura e delocalizzazione in caso di insediamento di industrie insalubri nella zona industriale di Buccino perché da qualche anno anche l’industria Igi Spa che era già titolare di un opificio industriale sito nella zona industriale volceiana, subito dopo l’approvazione della variante al Puc che ha trasformato l’area in distretto agroalimentare, si è trasferita dalla zona industriale di Palomonte a quella di Buccino dove oggi produce l’olio di palma destinato alla produzione di cioccolato della società Ferrero Spa.
Investimenti nell’agroalimentare anche da parte di altre industrie come la società conserviera Novi che nella zona industriale di Buccino conta una sede logistica, la società Di Carlo che rappresenta punto di logistica dei generi alimentari destinati alla Grande Distribuzione e della storica società Ibg Spa, l’industria che da anni produce la Pepsi Cola e altre bevande gassate che ogni giorno finiscono sulle tavole dei Paesi di tutto il mondo, oltre a centinaia di aziende agricole con produzione di olio extravergine di oliva, verdure e frutta coltivata biologicamente e aziende di allevamento di animali, insistenti proprio a ridosso e nelle vicinanze della zona industriale di Buccino che, tra le altre cose, è costeggiata dal fiume Bianco che è affluente del Sele ed è ricadente nei siti di Interesse Comunitario ambientale e nel sito della Riserva naturale protetta della Regione Campania Sele-Tanagro.
Un polo industriale quello di Buccino, che dal 2018 è divenuto polo di eccellenza dell’agroalimentare grazie alla sua collocazione geografica strategica, sita a ridosso dello svincolo autostradale dell’A2 del Mediterraneo e della Sicignano Potenza e dei suoi siti naturali ambientali protetti ma che con l’insediamento delle acciaierie, così come già avanzato dagli imprenditori dell’agroalimentare, rischia di vedere le aziende alimentari chiudere i battenti e delocalizzare gli opifici fuori il territorio regionale, perdendo così migliaia di posti lavoro con un impatto devastante sia in termini occupazionali che ambientali.