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Salerno – Il “senso di abbandono” si percepisce, forte, all’interno della casa circondariale di Fuorni. Ad affermarlo è stato Angelo Urso, Segretario Generale della Uilpa  Polizia Penitenziaria che nelle ultime ore ha visitato la struttura a seguito delle vicende che hanno portato alla ribalta delle cronache il carcere di Salerno. “Non è la prima volta che vengo qui –ha dichiarato Angelo Urso- e già in precedenza abbiamo riferito ai vertici del DAP le gravi condizioni strutturali e digestione in cui versa la prigione. Da allora ad oggi non è praticamente cambiato nulla, anzi direi che la situazione è anche peggiorata”. Entrare nel penitenziario è come tornare indietro al medioevo ed il paradosso e che lavorando appunto in ambienti medioevali si pretendono dal personale prestazioni lavorative futuristiche. “In portineria il box dell’agente è di fatti all’interno di un quadro elettrico, al di fuori di qualsiasi normativa sulla sicurezza del lavoro; l’unica unità in servizio compila manualmente una serie di registri indicandovi mezzi di trasporto e persone che entrano ed escono, risponde al centralino e gestisce il deposito degli oggetti non consentiti; apre manualmente i cancelli per il transito di coloro che entrano ed escono. Questo è l’emblema di ciò che è l’Istituto perché in tutto il carcere non esiste un cancello automatizzato o uno strumento informatico utile a coadiuvare l’attività della Polizia Penitenziaria.” “Gli automi in realtà sono gli agenti – sottolinea sarcasticamente Urso – costretti ad assicurare la contemporanea copertura di più postazioni, senza per questo avere formali disposizioni di servizio attuali e rispondenti alle mansioni richieste. In altre parole fai tutto quello che ti dico io ma se succede qualcosa ne rispondi come i servizi fossero tutti presidiati”. All’interno del carcere si registra un senso di abbandono al punto che, frustrazione e disaffezione sembrano essere i sentimenti più diffusi, soprattutto nei turni pomeridiani e notturni, dove mancano le figure dei ruoli intermedi, pur presenti con più unità nei turni mattinali. “Non è un caso – conclude il sindacalista – che le assenze dal servizio registrano un notevole incremento rispetto al passato. Se l’organizzazione del lavoro e la gestione dell’Istituto determinano l’aumento di situazioni stressanti è normale che, tra il personale,già anziano per effetto dell’innalzamento dell’età anagrafica, si registri l’incremento di alcune patologie. Piuttosto che lamentarmi della carenza di organico (dato che la legge Madia ha appena tagliato circa 5.000 unità nella Polizia Penitenziaria) se fossi in chi gestisce l’istituto ma anche in colui che ha il potere-dovere di controllo nei loro confronti, mi interrogherei sulle ragioni di tanto malessere e su ciò che è possibile fare per migliore le condizioni di lavoro del personale ed aumentare i livelli di sicurezza dell’Istituto”.