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Salerno – Provano un malcelato senso di vergogna per le corruttele presumibilmente commesse da due giudici tributari e di due impiegati amministrativi presso la Commissione Tributaria regionale della Campania – sezione distaccata di Salerno (con competenza territoriale anche su Avellino) – finiti di buon’ora agli arresti insieme con quattro consulenti fiscali e sei imprenditori. A raccontare i fati sono il Procuratore della Repubblica vicario, Luca Masini; il Procuratore aggiunto Alberto Cannavale; il Sostituto Procuratore Elena Guarino ed il Generale di Brigata Danilo Petruccelli, comandante della Guardia di Finanza a Salerno. “Avevano costituito un efficace sistema per pilotare l’iter procedimentale e condizionare, a favore degli imprenditori corruttori, l’esito di procedimenti tributari originati da accertamenti dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza di Salerno”, spiega il Procuratore Masini. Che svela: “Le indagini svolte dalla Guardia di Finanza hanno addirittura consentito di riprendere le dazioni di denaro a titolo di corruzione che, per il tramite dei due dipendenti amministrativi i quali trattenevano la propria quota-parte, venivano successivamente consegnati ai due giudici tributari. Il passaggio di denaro avveniva sempre in contanti, il giorno prima della decisione della Commissione Tributaria Regionale ed in luoghi particolari, quali l’ascensore della Commissione. In un caso il giudice, non soddisfatto, ha perfino preteso una integrazione della somma già ottenuta, minacciando un provvedimento non in linea con le aspettative del corruttore. Gli importi pagati ai due giudici per ottenere le sentenze favorevoli oscillavano tra i 5 mila ed i 30 mila euro. In alcuni casi sono state promesse dazioni di altre utilità come, ad esempio, l’assunzione del figlio di un giudice da parte di una delle società coinvolte oppure la concessione in uso gratuito di un appartamento in città. Gli accertamenti svolti hanno consentito di individuare, allo stato, dieci procedure il cui iter è stato condizionato dalla corruzione e verificare che tutte sono state decise con sentenze favorevoli ai contribuenti corruttori, con l’azzeramento delle somme dovute al fisco per le imposte evase, gli interessi maturati e le sanzioni comminate. Complessivamente, da una prima stima, le imposte evase, gli interessi maturati e le sanzioni amministrative annullate con le decisioni condizionate dalla corruzione ammontano a circa 15 milioni. Una società di Siano, ad esempio, ha ottenuto tramite la corruzione la cancellazione di un debito di oltre otto milioni; per un’altra si Salerno invece, la somma contestata ed annullata raggiungeva quasi il milione di euro. Oltre ai provvedimenti cautelari sono state eseguite perquisizioni anche negli uffici della Commissione Tributaria e nelle abitazioni e degli studi di altri professionisti indagati la cui posizione è in corso di valutazione. Ad uno dei due dipendenti della Commissione Tributaria sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 50mila euro in contanti, detenuti all’interno della cassaforte di casa. I ricorsi proposti dai corruttori avverso gli accertamenti fiscali che avevano portato alle contestazioni delle imposte evase erano stati quasi tutti respinti, in primo grado, dalla Commissione Tributaria Provinciale di Salerno”. La potenza del meccanismo fraudolento è tutta in una frase del Sostituto Procuratore Elena Guarino: “In un caso è stato cronometrato che la sentenza favorevole della Commissione Tributaria è stata emessa dopo quattro secondi dall’apertura della seduta”. Coinvolta anche una società di Avellino.