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Palomonte (Sa) – Ideò una rapina ai danni della filiale di Palomonte della Banca di Credito Cooperativo di Buccino e dei Comuni Cilentani e ne reclutò gli esecutori materiali. Per questo motivo, con l’accusa di concorso in rapina, sequestro di persona e lesioni personali, con le circostanze aggravanti, l’imprenditore cilentano di 42 anni, Antonio Paolino, titolare di un autolavaggio e rivendita di auto nuove e usate a Capaccio-Paestum, è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri della sezione operativa di Eboli, agli ordini del capitano Emanuele Tanzilli, su richiesta del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, Carla Di Filippo.

La rapina, con annesso sequestro del direttore della filiale della banca, Francesco Cupolo, fruttò ai malviventi un bottino di 110mila euro e risale al 13 agosto 2020. Vicenda che nel maggio dello scorso anno portò all’arresto di Giovanni Liguori, Alain Paone, Pietro Smaldone e l’allora cassiere della banca, ritenuto il basita della rapina, William Graziano, accusati a vario titolo di concorso in rapina, sequestro di persona e lesioni personali. Tutto comincia a luglio 2020 quando Graziano, allora cassiere dipendente della Bcc, recandosi presso l’attività commerciale di Paolino, quest’ultimo amico e cliente dell’istituto bancario, con l’obiettivo di voler permutare la propria auto, confida al Paolino di avere problemi economici-finanziari. Una situazione economica e finanziaria difficile che avrebbe accomunato anche Paolino che, approfittando della circostanza, propone al Graziano di mettere a segno una rapina, provvedendo ad ingaggiare lui stesso altri complici. Proposta che trova conferma in una serie di incontri organizzati presso l’autolavaggio, tra Paolino, Graziano, Smaldone, Paone, Liguori e un venditore di legna, soprannominato “il boscaiolo”, quest’ultimo indagato in un primo momento dalla Procura ma la cui posizione, finita negli atti processuali resta momentaneamente estranea alla vicenda.

Al centro dei summit avvenuti a Capaccio-Paestum, le modalità per mettere a segno la rapina, la programmazione del sequestro del direttore della banca con annesse minacce e percorse all’uomo che sarebbe avvenuto nel giorno di ferie di uno dei cassieri e alla sola presenza di Graziano nell’istituto di credito, e le modalità di spartizione del bottino: 50% agli esecutori materiali e la restante metà divisa tra gli ideatori e complici della rapina. Così, con la complicità di Graziano, il 13 agosto, Liguori e Paone, armati di pistola e con viso coperto da una mascherina anti-covid, fecero irruzione nella filiale dell’istituto di credito sita in località Bivio di Palomonte, qualche minuto dopo l’apertura e nel cui stabile vi erano presenti il cassiere e complice Graziano e il direttore dell’istituto Cupolo. “Questa è una rapina, Franco! Muoviti che non abbiamo altro tempo… se no ti ammazzo!”– gridarono entrando i due malviventi al direttore, puntandogli anche una pistola contro.

Minacciato prima e schiaffeggiato dopo, il direttore venne costretto dai due rapinatori a disinnescare il sistema di allarme ed aprire la cassaforte, consegnando loro i circa 110mila euro presenti nella cassa. Dopo aver incassato il bottino, prima di darsi alla fuga, Liguori e Paone sottrassero i cellulari in dotazione a Cupolo e diretti nel bagno dell’istituto di credito, rinchiusero a chiave i due banchieri, per poi darsi alla fuga a bordo di una macchina Fiat Punto. Di lì l’arrivo dei carabinieri di Contursi Terme e l’indagine della Procura di Salerno che portò all’arresto dei primi quattro e che ieri ha portato all’arresto di Paolino, le intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno fatto emergere il ruolo dell’imprenditore dell’autolavaggio che successivamente alla rapina, avrebbe dovuto recuperare il danaro dal Liguori e suddividerlo tra i complici. Danaro che l’ideatore della rapina e cioè Paolino, non sarebbe riuscito mai a recuperare. Il 42ene si trova ora agli arresti domiciliari.