di Gigi Caliulo
Deve per forza esserci un sottile piacere, tra il sadico e il masochista, nell’animo di chi decide – puntualmente – di rendere ancora peggiore nel pieno dell’estate il quadro d’insieme della litoranea a sud di Salerno.
Lo scenario che si presenta al vacanziero tipo che intende trascorrere una giornata di mare su una delle spiagge della costa meridionale salernitana è desolante.
Andrebbe anzitutto steso un velo pietoso sull’incuria e sull’inciviltà che contraddistinguono le zone che circondano l’aeroporto di Salerno: chi sbarca al Costa d’Amalfi farà poco caso alla “novità” estensiva nell’intitolazione (quando si dice guardare al dito e non alla Luna) ma non potrà fare a meno di osservare le erbacce, le buche lungo la sede stradale e i cumuli di rifiuti accatastati tra una piazzola e l’altra.
L’Aversana e le vie che la congiungono all’aeroporto potevano essere messe in condizioni quantomeno accettabili nei mesi invernali, quando il traffico quotidiano avrebbe permesso interventi profondi e al tempo stesso non ostativi al regolare flusso veicolare. Lo scorrere, inesorabile, del tempo ha permesso solo di accumulare immondizia e disagi.
E che dire della Litoranea? Una fettuccia ricamata di microcriminalità, prostituzione, paesaggi da periferia terzomondista che producono un cocktail di degrado del quale qualsiasi amministratore pubblico dovrebbe vergognarsi.
C’è, infine, il singolare gioco dei lavori inopportuni: decine di cantieri puntellano tutte le strade di accesso alle due principali arterie che conducono al mare. Lavori che andavano programmati ed eseguiti durante i mesi di stanca (a Salerno e in provincia il clima non è ancora tropicale e i giorni di pioggia si contano sulle dita di due mani) mentre oggi, quasi a voler provocare chi cerca di dare ancora fiducia al turismo “fai-da-te”, contribuiscono a rendere ulteriormente disagevole il transito veicolare. Ruspe, semafori ed operai che si occupano di pulire canali di scarico e di tagliare le erbacce quando le strade dovrebbero essere libere e pienamente utilizzabili da chi le percorre.
Nulla contro gli operai – ai quali va anche la solidarietà perché lavorare con 40 gradi all’ombra è un atto da Guiness – ma vorremmo conoscere quale mente superiore stabilisce il cronoprogramma degli interventi.
Un nosense in salsa salernitana che procura ulteriori ferite sul già martoriato corpo di un turismo, magari usa e getta, che stenta sempre più a trovare una dimensione di qualità e sviluppo degna delle bellezze che contraddistinguono le coste salernitane.