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Salerno – Si spegne, in maniera violenta sul posto di lavoro, un’altra giovanissima vita nella comunità portuale. La notizia del cavo sulle banchine dello scalo di Ancona che spezzandosi trancia un incolpevole lavoratore 33enne getta nello sgomento i portuali salernitani. Che sulla pagina Facebook scrivono: “Il lavoro portuale è davvero pieno di insidie e pericoli. Purtroppo il collega di Ancona non c’è l’ha fatta e ci uniamo alle condoglianze per la sua scomparsa. Inutile dire che c’è tanta rabbia per la superficialità con cui (non è polemica, ma constatazione dei fatti) tanti Responsabili della sicurezza (o presunti tali) approcciano al loro ruolo. Va anche detto che molti dipendenti, tra cui anche molti responsabili operativi in generale (se prendi stipendio da responsabile, ti devi prendere anche le responsabilità) o per semplice ignoranza o negligenza o perché ancora legati ad un passato in cui il mondo della portualità aveva una legislazione risalente praticamente agli anni 70, sono i primi a non dare il giusto peso alla tematica della sicurezza. Delimitare l’area di cantiere, chiudere gli accessi ai non addetti al lavoro, identificare le persone che accedono alle aree portuali, usare i dispositivi non sono sciocchezze visto che la gente muore. Conciliare la realtà produttiva e le esigenze di safety senza penalizzare la prima non è affatto semplice ma resta comunque una tematica centrale nella gestione di qualunque impresa”.