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Baronissi (Sa) – Il nuovo DPCM, emanato dal Governo per arginare l’emergenza Covid, prevede la chiusura dei musei, ma il genio creativo non si arresta e indaga nuove forme espressive. Una chiusura non definitiva, che offre nuovi modi di comunicare l’Arte, come sottolinea il direttore del Museo FRaC, il professore e critico d’arte Massimo Bignardi, che evidenzia come il sistema digitale apra nuovi varchi di dialogo. A breve nuove mostre online, mentre non si arresta il lavoro per strutturare l’Avvenire.
 
Chiudere un museo è qualcosa che danneggia, oppure richiude quella che è la possibilità del dialogo con i giovani e con tutti i fruitori di strutture culturali? – esordisce il Professor Bignardi – La chiusura non è definitiva, non è un modo per allontanarsi da una realtà che fino ad oggi il Museo Frac di Baronissi ha offerto al territorio salernitano e regionale.
È la possibilità di riflettere su nuovi modi di comunicare l’arte, ma soprattutto di attirare l’attenzione di quanti più utenti possibili verso la cultura. Il sistema digitale, pubblicare online mostre, aprire varchi nuovi di dialogo, è una opportunità di lavorare su quello che concepiamo come avvenire.
Avvenire – insiste – significa ciò che sta avvenendo, che ci porta non ad un senso astratto del futuro, ma a quello che accade vicino a noi, in questa nostra possibilità di comunicare attraverso l’online le mostre e far partecipi quante più persone i mezzi di comunicazione possono raggiungere. C’è la possibilità di aprire non la porta del Museo, che certamente riapriremo nei primi di dicembre con le mostre in presenza, tra cui quella dedicata a Spoerri, ma contestualmente con le installazioni di Cordasco e di Pagano ci permette un rapporto costante con la nostra utenza, i nostri fruitori.
 
Io vorrei augurare una continuità sul piano sostanziale. Aprire oggi una mostra online significa non chiudere definitivamente un dialogo, ma, al contrario strutturarlo in una qualità nuova, che ci porti ad avere ottimismo e ci spinga a un senso di speranza futura. Desidero sottolineare l’esperienza che sto facendo durante il lockdown, con amici e collaboratori, tutti giovani, che lavorano per strutturare qualcosa di diverso. Non vorremmo mai perdere il senso della memoria, ma contestualmente non possiamo non pensare a quello che è in corso d’opera, ovvero a quello che è l’Avvenire”.