Un commento che suona come un rimprovero, ma che in realtà sembra un avviso. È quello che il Consigliere Regionale Luca Cascone, oggi candidato con Roberto Fico nella lista A Testa Alta, ha rivolto via social all’ex assessore all’Agricoltura Nicola Caputo, oggi in Forza Italia.
Il “botta e risposta” è nato da un post nel quale Caputo ha ufficializzato il proprio sostegno a Edmondo Cirielli come candidato alla guida della Regione Campania. Parole di stima, di visione e di convinzione politica, che però hanno subito attirato la replica di Cascone.
“Nicola come sai ti stimo e ti voglio bene… Però ti chiederei, se ti fosse possibile, per correttezza nei confronti di tutti, di non chiamare le aziende agricole della provincia di Salerno per la tua candidata o per il tuo nuovo partito”, ha scritto Cascone.
Una frase che pesa come un macigno. Perché, al di là della cortesia formale, il messaggio lanciato dal consigliere campano sembra avere poco a che vedere con l’etica politica e molto con la logica del “territorio controllato”. Un “non chiamare” che suona più come un avvertimento che come un richiamo alla correttezza.
Come se quelle aziende agricole, realtà produttive che dovrebbero essere libere di scegliere e confrontarsi con chiunque, fossero “appartenenti” a una parte politica, o peggio, a un sistema.
Caputo, da ex assessore all’Agricoltura, ha certamente intrecciato rapporti istituzionali e amministrativi con il mondo agricolo campano, com’è naturale nel suo ruolo. Ma veder trasformare quei rapporti in un terreno da “difendere” politicamente getta un’ombra sull’idea stessa di confronto democratico.
La politica, quella vera, dovrebbe promuovere libertà di dialogo e rispetto reciproco. Qui, invece, sembra affiorare una logica diversa: quella del controllo e della paura di perdere consenso.
Un episodio che racconta, ancora una volta, quanto sia difficile in Campania parlare di politica senza inciampare nella gestione dei rapporti e dei territori. Perché, a leggere tra le righe, il messaggio di Cascone non è solo per Caputo. È un monito rivolto a chiunque osi “chiamare” fuori dal recinto.























