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Ha testimoniato, ripercorrendo e raccontando le ore drammatiche che nel 2021 portarono alla morte del collega e amico schiacciato da un muletto in fabbrica mentre stava lavorando, il dipendente di un’azienda ortofrutticola sita nel comune di Eboli, nella Piana del Sele, sentito nelle scorse ore dal giudice monocratico della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, Tiziana Santoriello, nell’ambito del processo per una morte sul lavoro avvenuta in una fabbrica ebolitana e che vede il titolare dell’azienda, un imprenditore napoletano, accusato di omicidio colposo.
Il teste, rispondendo alle domande del giudice e dei legali della vedova, della figlioletta piccola e dei fratelli della vittima, costituitisi parte civile nel processo, assistiti dagli avvocati Pietro Fasano e Vincenzo Merola, e alle domande del legale dell’imputato, difeso dall’avvocato Stefano Della Corte, ha spiegato quanto avvenuto in quei terribili minuti che portarono alla morte del collega in fabbrica e il tentativo disperato di salvarlo.
L’incidente avvenne nel 2021, in una fabbrica ortofrutticola di Eboli. La vittima, un operaio marocchino, assunto con contratto di addetto alle macchine imbustatrici, senza avere alcuna autorizzazione e patentino all’utilizzo dei muletti, si mise alla guida di un muletto aziendale e nel tentativo di fare retromarcia, con le forche sollevate del mezzo e l’assenza dell’uso della cintura di sicurezza, effettuò una manovra errata e repentina, facendo ribaltare il mezzo che finì poi, per schiacciare lo stesso operaio che morì sul colpo.
Per quella morte sul lavoro, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, Gerardina Romaniello, rinviò a giudizio il titolare della fabbrica, un imprenditore napoletano di 71 anni, accusato di omicidio colposo, assistito e difeso dall’avvocato Stefano Della Corte. Secondo la Procura infatti, l’imprenditore non avrebbe impedito che l’operaio, sprovvisto dell’apposita qualifica per la conduzione de muletto, utilizzasse il mezzo che era stato lasciato incustodito con le chiavi vicino e che venissero adottate le misure di sicurezza obbligatorie per l’uso, tra cui l’uso della cintura di sicurezza e le manovre con le forche ribassate. Tra le accuse, mosse all’imprenditore, anche l’assenza di indicazione, all’interno del documento di valutazione dei rischi, dei nominativi dei conduttori del muletto, e l’assenza di informazioni e formazioni alla vittima sull’uso e la sicurezza da adottare nell’utilizzo dei carrelli semoventi.