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Salerno – Ha acceso le sirene soprattutto su di sé e il suo giro illecito d’affari, Roberto Squecco, già noto per vicinanza al clan Marandino e con diverse condanne ma balzato agli onori della cronaca nazionale per aver dispiegato le sirene delle ambulanze delle sue associazioni di volontariato, la Croce Azzurra di Capaccio e quella di Agropoli, per celebrare l’elezione del sindaco Franco Alfieri.

L’inchiesta partita da quell’episodio che oggi il questore di Salerno ha definito un’esibizione circense, ha portato alla chiusura dell’ Operazione Croci del Silaro: dieci ordinanze di misure cautelari ed il carcere per Roberto Squecco, giudicato un soggetto pericoloso per il suo profilo personale, ma contemporaneamente anche il sequestro di beni per 16 milioni di euro.

L’indagine scaturita da quell’episodio ha tratto ulteriori riscontri nelle indicazioni che lo stesso Squecco forniva sui provvedimenti di sequestro che di fatto non erano intestati a lui, dimostrando la proprietà fittizia dei beni. Il menefreghismo di Squecco è stato sottolineato anche dal sostituto procuratore Fittipaldi che  ha ricordato come anche dopo la revoca degli appalti e convenzioni con l’Asl abbia continuato a creare società varie e gestito le convenzioni con società schermo. Tant’è che anche i pagamenti dei medici avvenivamo in contanti per pagare di meno.

La contemporaneità delle due azioni, indagine penale e sequestro dei beni,  è stata al centro della conferenza stampa nella quale il Capo della procura di Salerno, Giuseppe Borrelli (nel video) si è soffermato evitando più volte di rispondere a domande su intreccio con affari che potrebbero coinvolgere il sindaco festeggiato Franco Alfieri.

Al momento, in questa inchiesta, non c’è alcun riferimento alle attività dell’amministrazione comunale se non per il fatto che la moglie di Squecco è stata con 384 voti la consigliera comunale più votata. C’è anche lei, Stefania Nobile tra i dieci provvedimenti che riguardano anche il padre di Roberto, Mario, Donato Potolicchio,  Domenico Sorrentino, Giuseppina D’Ambrosio, Assunta Salerno,  Michele Montefusco. Tra i beni sequestrati il lido Kennedy, il Parco giochi Pianeta Paestum da realizzarsi su un terreno di otto ettari ed aziende casearie in Romania.