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Oliveto Citra. È il parroco della città di Oliveto Citra, nel salernitano, don Luigi Piccolo, a rivolgere, attraverso il nostro giornale, un messaggio di fede e speranza in occasione della Pasqua ai lettori di Anteprima 24.
 
Carissimi, a tutti giunga l’augurio gioioso di una Santa Pasqua!
Una Pasqua inedita, certo, con un sapore particolare, in un contesto particolare, ma pur sempre in compagnia del Risorto.
L’impossibilità di celebrare l’Eucaristia in ambito assembleare, non ci vieta di entrare in comunione con il Signore e il suo mistero di salvezza. L’invito incessante dettato dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo a rimanere nelle nostre case, senza la possibilità di avere contatto alcuno con i nostri cari, pur costringendoci all’isolamento, ci ha fatto riscoprire di essere distanti e al tempo stesso uniti, sapendo che l’altro c’è anche se non lo si può vedere. Un’assenza rivelatrice della presenza dell’uomo che sapientemente ha cercato nuove strade per abbracciare, per portare i pesi gli uni degli altri, con la preghiera e con la vicinanza reciproca, perché quando si ama, non c’è lockdown che tenga.
Abbiamo scoperto altresì un altro modo per vivere solidalmente uniti in questo tempo difficile, mettendo in atto una delle virtù teologali tanto raccomandate dal Santo Padre, la carità. Tanti gli uomini di buona volontà che si sono attivati con gesti concreti di generosità nei confronti di chi sta vivendo questa emergenza con maggiore difficoltà, facendo, così, rifiorire la via del volontariato.
È vero, ci siamo ritrovati in modo assolutamente imprevedibile, catapultati in questa realtà che sta creando in tutti noi non poca sofferenza, paura e smarrimento, senza contare chi si è visto strappare la vita e chi sta lottando per la vita. Ma, in maniera altrettanto imprevedibile, un Uomo ha vinto la morte: Gesù, con la sua Risurrezione, ha abbattuto il muro della morte e spezzato le catene del male. Ed è con la stessa imprevedibilità che ci apriremo alla speranza di una vita nuova, riappropriandoci di quella serenità che caratterizzava il nostro vivere quotidiano, prima del Covid. Si, in modo imprevedibile rotoleremo la pietra del dolore che oggi sembra irremovibile.
Infine un augurio ai giovani che Dio chiama ad essere profeti, come diceva Don Peppe Diana e a cui va data la possibilità di studiare, di trovare un lavoro e di conoscere la morale, come diceva Don Pino Puglisi. Lavino con le loro stesse mani la coscienza di questa nazione in un momento così delicato, nel sangue prezioso di questi martiri perché non ne vada sparsa nemmeno una goccia. Come il Cristo crocifisso, in loro la morte, nell’Italia e nel mondo, fiorisca la Risurrezione”.