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Ha ammesso oltre la metà dei capi d’imputazione contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare emessa a suo carico nello scorso mese di marzo. Pietro Desiderio, meglio conosciuto come ”Pierino Maradona” questa mattina è rimasto oltre due ore nella stanza del procuratore antimafia Russo. Due ore durante le quali, Desiderio, assistito dagli avvocati Agostino De Caro e Enrico Bisogno, ha risposto alle domande del magistrato ricostruendo l’intera vicenda che l’ha portato all’arresto. Desiderio, originario di Pagani e trapiantato a Mercato San Severino, è ritenuto dalla Procura il capo dell’omonimo sodalizio criminale che a suon di minacce e percosse stava tentando di ottenere il controllo del territorio della Valle dell’Irno. Sembra che sia stato lo stesso indagato a chiedere il colloquio con il magistrato. Pietro Desiderio ha ammesso oltre la metà dei 62 capi di imputazione, ha rivendicato la responsabilità di alcune estorsioni, indicandole, mentre per altre ha ribadito il suo non coinvolgimento. E, ancora riferendosi alle accuse di spaccio di sostanze stupefacenti Desiderio ha ammesso di essere un assuntore, che consumava la sostanza soprattutto presso la propria abitazione, ma al contempo ha negato lo spaccio. E, parlando poi dell’accusa più grave, quella di essere al vertice di un sodalizio criminale ha precisato di non avere un clan ma di avere solo rapporti di amicizia e frequentazione con altri indagati. Infine ha sottolineato di non sapere assolutamente nulla circa del kalashnikov Ak47 rinvenuto in un terreno mesi addietro.