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Salerno – Le picconate di Giletti minacciano di allargare le crepe nel muro delle Istituzioni. La ‘terza camera’ trasloca dalle pareti ovattate della Rai (Porta a Porta) a quelle fredde, metalliche, da sala operatoria de la7 (Non è l’Arena). Stesi su quel tavolo, sotto la luce da interrogatorio e l’affilato bisturi, ci finiscono tutti i protagonisti della storia politico-giudiziaria-imprenditoriale italiana. L’impressione è che – come già successe per Mani Pulite – taluni addirittura si propongano, barattando il protagonismo mediatico (assicurato) con l’alta percentuale di rischio (tafazziano). Ma il bisturi fa il suo lavoro: taglia e affonda senza fare differenze tra le preziose carni di ex DJ, quelle pregiate dei tonni, quelle oscure di lobbisti o di ex caduti in disgrazia. Le inchieste giornalistiche scoperchiano e in più calderoni, spesso, riecheggia la parola-Salerno. De Magistris parla del “pool di giudici salernitani coraggiosi poi smantellato” spiattellando accuse in faccia a Palamara, tirando in ballo il CSM e, implicitamente, il suo (ex) capo. In un’altra scottante vicenda decide di entrare il senatore salernitano di Fratelli d’Italia Antonio Iannone. Che stamattina afferma: “Ieri sera alla trasmissione di Giletti in un intervista il Dottor Nino Di Matteo ha dichiarato che è pronto a circostanziare in una sede istituzionale quanto ha affermato circa Il Ministro Bonafede nell’intervista telefonica alla stessa trasmissione di Giletti di qualche settimana fa. Insieme ai colleghi di Fratelli d’Italia in Commissione Antimafia, Luca Ciriani e Wanda Ferro, abbiamo chiesto, già in data 26 Aprile 2020, che il Dottor Di Matteo fosse audito. Lo aspettiamo a Palazzo San Macuto proprio per approfondire, in particolare, l’aspetto della nomina al Dap. La nostra richiesta è stata approvata e nei prossimi giorni faremo luce. Per il momento una cosa è certa: se al posto di Bonafede ci fosse stato un Ministro della Giustizia di centrodestra avrebbero fatto cadere il governo”.