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Salerno – “Su 131 Comuni campani destinatari di beni immobili confiscati, 86 non pubblicano elenco e informazioni per il riutilizzo sui loro siti internet. Primato negativo in provincia di Napoli con 31 Comuni non ‘trasparenti’. Seguono Caserta con 23 e Salerno con 18. Ben il 66% dei Comuni è totalmente inadempiente”.

L’Associazione ‘Libera’ presenta ‘RimanDATI’ il primo report nazionale sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali. Lavoro realizzato (maggio-ottobre 2020), a venticinque anni dall’approvazione della Legge 109/96, in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. 

Nello specifico: “Di 45 Comuni campani che pubblicano l’elenco, solo il 27% presenta formato aperto che consente una fruibilità totale da parte dei cittadini. Tra quelli che pubblicano, la maggior parte lo fa in maniera parziale e non pienamente rispondente alle indicazioni normative. I Comuni meno ‘trasparenti’ si trovano prevalentemente in provincia di Napoli (sono 31), segue la provincia di Caserta con 23, Salerno con 18. Chiudono la provincia di Avellino con 8 Comuni che non pubblicano elenco e Benevento con 6 Comuni inadempienti. Buona la performance del Comune di Napoli”.

“Il Report – dicono da Libera – vuole accendere una luce sulla carente trasparenza e mancata pubblicazione dei dati dei Comuni in merito ai dati sui beni confiscati che insistono nei loro territori, perché sono proprio i Comuni ad avere la più diffusa responsabilità di promuovere il riutilizzo dei patrimoni. Eppure, proprio a livello comunale, le potenzialità della ‘filiera della confisca’ sono tuttora dense di ostacoli, criticità ed esitazioni”.

METODOLOGIA – “La base di partenza del lavoro di monitoraggio coincide con il totale dei Comuni al cui patrimonio indisponibile sono stati destinati i beni immobili confiscati alle mafie per finalità istituzionali o per scopi sociali. Il primo dato risponde alla semplice domanda: quanti Comuni destinatari di beni immobili confiscati pubblicano l’elenco sul loro sito internet, così come previsto dalla legge?

In Campania stando ai dati del portale OpenRe.g.i.o (gennaio 2021), sono 2.625 i beni immobili confiscati. Il dato si riferisce agli immobili destinati, quelli cioè già trasferiti al patrimonio indisponibile dei Comuni nei quali insistono per scopi sociali o ad altre Amministrazioni dello Stato per finalità istituzionali o usi governativi. La distribuzione per province vede in testa la città metropolitana di Napoli con 1.529 particelle confiscate e destinate. Seguono la provincia di Caserta (663) e quelle di Salerno (348), Avellino (64) e Benevento (21).

Sono 131 i Comuni campani nell’elenco degli Enti destinatari di beni immobili in confisca definitiva. Di questi, 45 pubblicano l’elenco (il 34%); 86 sono quelli totalmente inadempienti, pari al 66% del totale. Numeri che pongono la Campania tra le regioni meno ‘virtuose’ sulla trasparenza dei beni confiscati”.

Libera ha effettuato un approfondimento sulla modalità di pubblicazione dell’elenco, da cui dipende in maniera sostanziale la qualità dei dati messi a disposizione. Il formato aperto consente una fruibilità totale da parte dei cittadini e di chiunque voglia utilizzarli e appare l’unico a rispondere con coerenza alle disposizioni di legge sul tema della trasparenza.

“Dei 45 Comuni che hanno pubblicato l’elenco, il 27% (12 in totale) presenta formato aperto che consente infatti una fruibilità totale da parte dei cittadini e di chiunque voglia utilizzarli; 14 presentano un PDF immagine (frutto cioè di semplici scansioni) o totalmente chiuso, che sono inservibili nella logica open data. 

Il monitoraggio ha riguardato anche altre informazioni fondamentali sulla vita del bene confiscato: il 56% dei Comuni campani che pubblicano l’elenco non specifica la destinazione istituzionale o sociale; il 48% non presenta informazioni sulla metratura o sugli ettari del bene confiscato. L’80% dei Comuni specifica sia la tipologia che l’ubicazione del bene”.

“Il report – commenta Davide Pati, vicepresidente nazionale di Libera analizza l’operato dei Comuni e ad essi si rivolge: sono loro gli enti più prossimi al territorio e il primo fronte per l’esercizio della cittadinanza; potenziare le loro effettive capacità di restituzione alla collettività del patrimonio sottratto alla criminalità non va inteso solo come l’adempimento di un onere amministrativo ma come un’opportunità di buon governo del territorio. Quando sono riconsegnati alle autonomie locali, i beni confiscati alle mafie rappresentano una questione eminentemente politica e per deciderne efficacemente il destino occorre favorire forme innovative di organizzazione sociale, economica e istituzionale ispirate ai principi della pubblica utilità e del bene comune.

Se questo è vero, ne discende che la conoscibilità e la piena fruibilità dei dati, delle notizie e delle informazioni sui patrimoni confiscati non possono che essere a loro volta considerati elementi di primaria importanza. Ecco perché insistiamo nel ritenere che la trasparenza, anche in questo ambito, debba e possa essere considerata anch’essa un bene comune, in ciò confortati dalle previsioni normative del Codice Antimafia, che impongono agli Enti Locali di mettere a disposizione di tutte e di tutti i dati sui beni confiscati trasferiti al loro patrimonio, pubblicandoli in un apposito e specifico elenco. Una previsione ulteriormente rafforzata dalla legge di riforma del Codice, che, nel 2017, ha introdotto la responsabilità dirigenziale in capo ai Comuni inadempienti”.

CLASSIFICA – In Campania, Libera ha analizzato la modalità di pubblicazione degli elenchi e costruito un ranking mediato regionale. “Su una scala da 0 a 100, la media è pari a 47.1 punti. La fotografia provinciale presenta luci e ombre. Solo la provincia di Avellino supera con 60 punti la media regionale, lievemente al di sopra troviamo la provincia di Napoli con 48 punti mentre al di sotto della media troviamo la provincia di Caserta con 47 punti, la provincia di Salerno con 45.6 punti. Ultima la provincia di Benevento con 30.4 punti.

Per mettere in luce la potenzialità di questi dati e le azioni di cittadinanza attiva è stato realizzato un focus su alcuni capoluoghi: ottime le performance di Milano (90.43), Genova (80.87), Roma (80.87) e Napoli (76.52). Oltre la sufficienza Reggio Calabria (65.22) e Palermo (61.72). Solo Bologna (42.61) e Firenze (46.96) non riescono a superare la media di 49.11 del ranking nazionale”. 

NAPOLI – Libera: “L’elenco del Comune di Napoli è pubblicato, in formato chiuso (PDF), alla voce ‘Beni immobili e gestione patrimonio’ della sezione Amministrazione Trasparente, in un link specifico. Al momento della compilazione della scheda di monitoraggio, risulta datato di diversi mesi.

Nel documento non sono inseriti riferimenti specifici ai dati catastali di ciascun immobile e alcune informazioni (ad esempio, tipologia e consistenza) sono racchiuse nella medesima colonna. Non sono presenti inoltre dettagli sull’oggetto dell’atto di concessione in caso di assegnazione a terzi.

L’elenco però riporta alcune interessanti informazioni aggiuntive e, in particolare, il riferimento ai proposti (i soggetti cui i beni sono stati confiscati) e ai decreti di destinazione con i quali i beni sono stati trasferiti al patrimonio dell’Ente. Nel complesso, è un documento abbastanza dettagliato. Con un piccolo e ulteriore sforzo, potrebbe ritenersi assolutamente soddisfacente.

Va ricordato che, nel maggio del 2019, la Giunta ha approvato le Linee guida per l’acquisizione e l’assegnazione dei beni confiscati alle mafie trasferiti al patrimonio indisponibile del Comune, che costituiscono un prezioso strumento di disciplina del settore, con la previsione di alcuni interessanti strumenti di partecipazione e di condivisione”.

L’associazione aggiunge: “Con spirito di costruzione e cooperazione, avanziamo alcune proposte politiche che, a partire dal miglioramento delle condizioni e dei livelli di trasparenza dei Comuni, incidano sulla possibilità di rendere sempre più i beni confiscati, attraverso il loro riutilizzo sociale, palestre di vita e beni comuni.

Proponiamo all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata un documento di indirizzo da inviare a tutti gli enti destinatari di beni confiscati con un vademecum dettagliato sulle modalità di pubblicazione e sui contenuti degli elenchi da pubblicare, anche fornendo un modello comune in grado di uniformare sul piano nazionale la pubblicazione.

Proponiamo che l’attuazione dei principi della trasparenza diventi pratica condivisa non solo per le amministrazioni comunali ma anche e soprattutto per tutte le amministrazioni pubbliche che, a vario titolo, si intrecciano con la storia del bene.

Riteniamo importante che sia garantito un maggiore coordinamento e scambio lungo tutta la filiera istituzionale del bene confiscato, che consenta poi una risoluzione veloce delle criticità e una trasparenza del dato.

Auspichiamo che le Politiche di coesione e i fondi ad esse correlati possano diventare sempre di più uno strumento di emancipazione e di sviluppo per le comunità”.

Qui l’articolo relativo a bene immobile in fotografia.