- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Salerno – Atmosfera teatrale, serata fresca, i compagni di viaggio di sempre e tema congeniale: condizioni che spingono Fulvio Bonavitacola – oggi vice presidente della giunta regionale ma da un quarto di secolo uomo presente in ogni snodo dell’azione di governo di Salerno – a sviluppare un ragionamento sul rapporto tra il porto e la città che lo ospita. Sul palco del Sea Sun dice: “Nel 2001 diventai presidente dell’Autorità portuale. Anni durante i quali città e porto erano reciprocamente ostili; il confine era il Jolly Hotel e quanto c’era aldilà era ‘altro’: porto, degrado e illegalità compresi. Convivenza difficile. Salerno però doveva riscoprire un proficuo rapporto con il suo mare ed allora si iniziò a smantellare. Jolly, magazzini generali, cantieri: tutto per prolungare la città”. Per Bonavitacola, quella fu un’operazione riuscita: “Oggi, mentre porto e città hanno iniziato a volersi bene, il simbolo della nuova Salerno è il solarium di Santa Teresa”. Affonda: “Nel 2003 uno dei problemi era il viadotto Gatto. Nata per il collegamento con la zona industriale, grazie alla giusta intuizione dell’allora sindaco De Luca quella infrastruttura diviene la strada di ingresso in centro. Emerse l’esigenza del raddoppio attraverso la costruzione di una grande galleria. Così nasce Porta Ovest ma, contestualmente, ne inizia il ‘calvario’: inconcepibile che siano trascorsi 17 anni e i lavori non siano stati conclusi. Forse succederà nel 2023, ossia vent’anni dopo. Ricordo che tra i moti rivoluzionari del 1848 e lo sfondamento di Porta Pia, l’Italia fu fatta in 22 anni. Non riusciamo a completare quest’opera perché siamo prigionieri della palude burocratica”. Auto-assist per l’affondo sul Governo: “Il Decreto Semplificazione è una ‘schifezza’: lì dentro non c’è visione, è un’accozzaglia dei testi presentati dai vari ministeri sulle cose che interessavano ciascun ministero. Un testo che si tiene insieme grazie alla spillatrice, quella grande…”.