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Salerno – “Spacciavano davanti all’Apollo, al Liceo Tasso e alla scuola di Calcedonia”. Basterebbe l’indicazione di zone e contesti per comprendere la portata criminale dei reati commessi da “due bande familistiche che in pochi mesi hanno immesso sul mercato fino a 50mila dosi di droga”, spiega Elena Guarino, PM della DDA di Salerno. La sua ricostruzione “pienamente accolta dal GIP” ha determinato l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare personale eseguita in mattinata dalla Squadra Mobile della Questura di Salerno diretta da Marcello Castello “nei confronti di quindici indagati gravemente indiziati dei reati di traffico e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti”, dichiara il Procuratore della Repubblica Vicario, Luca Masini. Che spiega: “Nel corso delle perquisizioni è stato tratto in arresto, in flagranza di reato, uno degli indagati non destinatario di misure cautelari avendo rinvenuto nella sua abitazione un bilancino di precisione e sostanze sia stupefacenti che da taglio. Le indagini dirette dalla Procura hanno permesso di ricostruire le fasi, la filiera dello spaccio e i compiti di ogni indagato all’interno dell’organizzazione. In particolare gli arrestati avevano costituito due distinti gruppi criminali con basi operative nei rioni Petrosino e Calcedonia e spacciavano cocaina, eroina e metadone sull’intera città e in Comuni limitrofi. Entrambi i sodalizi avevano organizzato un vero e proprio ‘call center’ con utenze telefoniche dedicate che riceveva le richieste di sostanza stupefacente e gestiva le successive consegne che avvenivano attraverso altri pusher i quali si spostavano come ‘fattorini’ utilizzando ciclomotori che cambiavano quasi quotidianamente per raggiungere i luoghi concordati. Alcune cessioni avvenivano direttamente al domicilio di tossicodipendenti ristretti in regime di arresti domiciliari. Per non essere scoperti, la prenotazione della sostanza stupefacente era effettuata utilizzando un linguaggio in codice: la cocaina era chiamata ‘bianco’ o ‘veloce’, l’eroina veniva chiamata ‘scuro’ o ‘lento’ il metadone veniva chiamato ‘sciroppo’. Alcuni indagati gestivano le attività illecite con l’apporto di altri familiari; alcuni arrestati sono uniti da vincoli parentali, altri sono coniugati tra loro o conviventi”. Tra le aggravanti: la “droga di pessima qualità” e “lo spaccio nella vicinanza di luoghi particolarmente sensibili”. Infine Masini spiega che “in questa occasione è scattato l’arresto differito previsto dal nuovo Codice”.