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Salerno – Stretto tra questione-migranti, equilibrio di governo con i 5 Stelle e gestione di un ministero cruciale per le sorti del Paese, Matteo Salvini rischia di non riuscire a governare “nel supremo interesse della Lega” quelle dinamiche interne che in Campania, il partito, lo stanno mettendo a dura prova. Dall’incontro del segretario nazionale a Roma con la neo parlamentare europea Lucia Vuolo ed il sottosegretario Pina Castiello (foto in alto) sarebbe dovuto scaturire il necessario nuovo equilibrio con Gianluca Cantalamessa, segretario regionale che prima o poi a Salvini pure dovrà giustificare quello scarno 19.21% delle ultime europee, lontanissimo dal 34.33% nazionale ma anche dato peggiore delle cinque regioni della circoscrizione meridionale. L’assenza del deputato napoletano – pur invitato – ha di fatto reso però interlocutorio questo importante appuntamento.

Sul tavolo, Vuolo e Castiello hanno portato pure il caso-Salerno. Nella provincia che per estensione e abitanti (1.2 milioni) è paragonabile ad una regione, ha stravinto Vuolo (eletta con 41.695 preferenze di cui 36.813 in Campania e 13.209 nella provincia di Salerno), con la Lega al 24,17%. Risultato frutto del lavoro di una segreteria provinciale che ha compattato la base al momento della diaspora interna verificatasi ad inizio della campagna elettorale con il segretario Mariano Falcone fedele di Cantalamessa e il responsabile organizzativo Luigi Cerciello – al fianco di Vuolo – su fronti opposti. Storia vecchia: Salerno ha votato in massa Lucia Vuolo proprio perché, eletta, rappresentasse l’espressione più alta e significativa della Lega salernitana. E proprio a Lucia Vuolo, oggi impegnata nel tour di ‘ringraziamento e di tesseramento’ i militanti si appellano affinché, prima di immergersi nelle questioni europee, risolva la questione-Salerno.

Il problema c’è: ad oggi la sede del partito di via Luigi Guercio è desolatamente chiusa; il responsabile organizzativo Luigi Cerciello – le cui dimissioni non sarebbero state né accettate né respinte – sarebbe stato formalmente sostituito dalla segretaria regionale (che nel contempo ha confermato il segretario provinciale Falcone) e, cosa ancor più eclatante e caso forse unico in Italia, non è stata resa nota alcuna modalità di tesseramento. Anzi esisterebbe il ‘giallo’ delle tessere che, arrivate da Milano a Napoli, solo in pochi saprebbero dove effettivamente siano custodite. In pratica la Lega a Salerno, semplicemente, non c’è più. Gli unici respiri sono quelli del consigliere comunale Giuseppe Zitarosa e del consigliere provinciale Ernesto Sica dei quali però nessuno ricorda eclatanti (ma anche meno…) azioni politiche sul territorio e nemmeno le pur doverose difese allorquando, ad una settimana da voto, Vincenzo De Luca disse di Salvini che “veste come un profugo albanese…”.

Incomprensibile anche come il primo partito d’Italia, oggi forte di un consenso che supererebbe il 37%, abbia deciso di non dotarsi di regole interne democratiche da cui scaturirebbero i congressi provinciali e regionali con le conseguenti legittimazioni di segretari finalmente eletti e non più nominati.

Caso-Salerno: se da una parte Cantalamessa certamente illustrerà nei sui frequenti incontri all’amico Salvini (e a Giorgetti) la propria versione dei fatti, sembra chiaro che a dover tutelare la dirigenza vincente e a dover difendere il patrimonio di consensi della Lega provinciale dovrà essere Lucia Vuolo nella cui mente restano tutte impresse le dinamiche di un passato ancora troppo vicino per essere frettolosamente dimenticato.