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Salerno – Il senatore salernitano del Movimento 5 Stelle Francesco Castiello, colpito dalla morte dell’omologo professore Franco Ortolani pubblica “come attestato di stima e di affetto in memoria del prof. Franco Ortolani, mio collega al Senato, di recente scomparso, l’interrogazione che avevamo predisposto insieme sulla vulnerabilità delle nostre zone costiere esposte a rischio maremoto perla presenza dei vulcani sommersi”.

Premesso che:
-dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) si apprende che negli ultimi mille anni, lungo le coste italiane, sono state documentate varie decine di maremoti, solo alcuni dei quali distruttivi. Le aree costiere più colpite sono state quelle della Sicilia orientale, della Calabria, della Puglia e dell’arcipelago delle Eolie. Maremoti di modesta entità si sono registrati anche lungo le coste liguri, tirreniche e adriatiche;
dal 2005 l’Italia partecipa al sistema di allertamento internazionale per il rischio maremoto nel Nord Est Atlantico, Mediterraneo e Mari collegati NEAMTWS, sotto il coordinamento dell’ IOC – Intergovernmental Oceanographic Commission dell’Unesco;
– nel 2017 è stato istituito, con una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma, di cui fanno parte tre istituzioni: l’Ingv – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che opera attraverso il Cat – Centro Allerta Tsunami, l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e il Dipartimento della Protezione Civile;
premesso, altresì, che:
– nell’anno 2002, il 28 dicembre, a seguito di una fase effusiva del vulcano Stromboli, lungo la Sciara del Fuoco, si aprì una bocca vulcanica a quota 500 m sul livello del mare, dalla quale fuoriuscì una colata lavica che originò, in rapida successione, una frana di circa 16 milioni di metri cubi di materiale ed un maremoto che colpì le coste della Sicilia, le isole Eolie, le coste della Calabria con effetti non privi di rilievo anche lungo le coste del Cilento tra Marina di Camerota e Pioppi;
tenuto conto che:
-il medesimo INGV ha frequentemente segnalato: “tutte le coste del Mediterraneo sono a rischio maremoto a causa dell’elevata sismicità e della presenza di numerosi vulcani attivi, emersi e sommersi”;
– il più grande vulcano d’Europa, tra quelli sommersi, è il Marsili che, appartenente all’arco insulare Eoliano e disponendosi lungo la direttrice Campi Flegrei – Etna, si localizza nel tirreno meridionale (39°15′00″ N; 14°23′40″ E) in posizione equidistante rispetto alle coste della Sicilia, della Calabria, della Campania e si connota con le seguenti dimensioni planoaltimetriche: 70 km di lunghezza, 30 km di larghezza (pari a 2100 kmq di superficie) elevandosi dai fondali marini per circa 3000 metri fino alla isobata – 450 rispetto al medio marino;
-il Marsili, interessato da un’attività idrotermale e da una attività sismica legata ad eventi di fratturazione superficiale e a degassamento, come pure risulta da recenti, autorevoli studi, è stato dichiarato «strutturalmente non solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli» il che fa ragionevolmente concludere che «il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento»;
tenuto, altresì, conto che:
-l’Etna, nel corso dei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre 2018, ha continuato nella sua attività eruttiva con getti di lava alti fino a centinaia di metri, forti esplosioni e colonne di cenere, tanto da far affermare agli esperti che episodi di simile violenza e intensità non si verificavano dall’anno 2000;
-anche in relazione al Vesuvio, nel corso del mese di settembre 2018, sono stati registrati 116 terremoti la cui magnitudo massima, pari a Md=1.7, è coincisa con l’evento del giorno 5;
-ai Campi Flegrei, nel corso degli ultimi due mesi (settembre e ottobre 2018), sono stati registrati 84 terremoti la cui magnitudo massima è risultata essere pari a Md=2.0;
-anche in relazione ai vulcani delle isole Eolie monitorati secondo la classificazione dell’INGV, nello stesso periodo di settembre e ottobre sono stati registrati centinaia di terremoti di analoga magnitudo;
-accertato che:
secondo l’INGV, «il cedimento delle pareti del Marsili muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che sarebbe capace di generare un’onda di grande potenza>> con scenari di <<rischio reali e di difficile valutazione>>;
anche il vulcano sommerso Palinuro, ancorché di minori dimensioni, genera rischi di non trascurabile importanza;

SI CHIEDE DI CONOSCERE
Quali iniziative attuabili sul territorio, anche di tipo sperimentale, i ministri in indirizzo intendano assumere, oltre a studi e ricerche, al fine di procedere ad una valutazione della sicurezza della fascia costiera urbanizzata e antropizzata, in termini di pericolosità e rischio potenziale da tsunami. Quest’ultimo risulta scientificamente rilevante e non risulta sia stato realizzato e attivato un sistema di allarme precoce. E’ socialmente doverosa una istituzionale valutazione sia in considerazione dei rilevanti, ultimi fenomeni eruttivi dei vulcani appartenenti all’arco insulare eoliano (Stromboli) che, soprattutto, in virtù della diffusa antropizzazione, affollamento e popolosità (specialmente nel periodo estivo, in quanto comuni turistici) dei territori rivieraschi, facilmente inondabili in quanto – per la maggior parte – ubicati a quote di pochi metri al di sopra del livello medio marino quali ad esempio nel Cilento: Paestum, Agropoli, Casal Velino, Velia, Ascea Marina, Scario, Policastro, Capitello, Villammare, Sapri, e in Basilicata Maratea, in Calabria Marina di Tortora, Praia a Mare, Scalea etc.