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Salerno – E’ una brutta storia quella raccontata dal Procuratore della Repubblica Vicario di Salerno, Luca Masini, relativa alle ricostruzione degli inquirenti dell’omicidio di Ciro D’Onofrio avvenuto la sera del 30 luglio 2017 a Pastena. “A conclusione delle indagini – dice – la Squadra Mobile ha notificato l’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere a Eugenio Siniscalchi, del 1991 e già detenuto nel carcere di Fuorni per reati inerenti la violazione della normativa sugli stupefacenti, emessa dal Gip che ha accolto la richiesta cautelare della Procura in ordine alla commissione di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione, commesso in concorso con altro nonché il delitto di detenzione e porto illegale di una pistola calibro 9 utilizzata per esplodere i tre colpi che hanno ferito mortalmente la vittima ai polmoni ed al cuore”. Ad incastrare Siniscalchi una serie di incroci e riscontri scientifici (“telecamere di videosorveglianza, cellule, intercettazioni e tabulati telefonici, orari, dichiarazioni rese da persone informate dei fatti”) che “collocano Eugenio Sinscalchi sulla scena del crimine” e che “ricostruiscono le precise modalità di commissione del reato, individuandone altresì il movente”. A condurre le indagini “la sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Salerno”. Masini e il Pm Colamonaci svelano che “intercorsero tre minuti tra l’ultima telefonata tra le parti e l’assassinio”; che “il movente è verosimilmente da ricercare in un debito non onorato da Ciro D’Onofrio maturato nell’ambito dell’attività legata agli stupefacenti” e che “due mesi prima vi era stato un attentato da arma da fuoco contro l’abitazione di D’Onofrio”. Ricostruito il puzzle (“i due killer a bordo di uno scooter di grossa cilindrata e coperti dai caschi scapparono poi verso i Picentini, abbiamo il tracciato dei loro spostamenti ricostruiti attraverso le cellule telefoniche”), non manca la delusione “per la assoluta mancanza di collaborazione da parte di chi ha assistito all’omicidio e da parte di chi avrebbe potuto aiutare le indagini”.