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Salerno – Quantificazione degli eventuali livelli di inquinamento della spiaggia di Santa Teresa: esposto della ‘Associazione Liberamente Insieme’ al Procuratore della Repubblica “perché voglia disporre gli accertamenti necessari per assicurare sicurezza e serenità a tutta la popolazione e, nelle more, voglia disporre la chiusura degli accessi al fine di evitarne ogni possibile utilizzo della spiaggia e fruibilità delle acque”, scrive l’avvocato Oreste Agosto che assiste i cinque firmatari.

L’esposto descrive, di fatto, i cambiamenti urbanistici, morfologici e (in qualche modo) funzionali che hanno interessato lo storico arenile nell’ultimo ventennio con annessi dibattiti e prese di posizioni politiche. Punto di partenza del documento è la denuncia del consigliere comunale Gianpaolo Lambiase “circa la sostanziale inattività dell’Amministrazione comunale con riferimento a fenomeni di inquinamento che hanno interessato l’arenile e il mare sia con l’affioramento di una melma nera, apparsa verso la fine novembre/inizio dicembre dello scorso anno, sia di una ‘melma rossa’ che da alcuni anni fuoriesce da uno scolo posto a fianco della foce del Fusandola”.

Agosto ricostruisce: “La melma nera fu esaminata al momento della sua prima apparizione da parte dell’Arpac con esito positivo, sembra, in termini di presenza di contaminanti, anche oleosi, non conformi. Non è nota la motivazione del nuovo prelievo effettuato nei giorni scorsi, forse necessario per verificare una ulteriore possibile contaminazione. O, magari, una intervenuta purificazione. Purtroppo, benché i cittadini abbiano un motivato interesse, nulla è stato comunicato ufficialmente e, a quanto pare, nessuna informazione è stata fornita ai componenti dello stesso Consiglio Comunale”.

Ancora: “La ‘melma rossa’, mai presente in passato a memoria popolare, è originariamente apparsa nel 2012. Nel maggio dello scorso anno l’Arpac ha effettuato primi esami dichiarando il refluo ‘non confome’ rispetto ai limiti del Testo Unico Ambiente nella parte in cui esso fissa i livelli massimi ammissibili di contaminanti quali alluminio, cadmio, cromo, ferro, mercurio, zinco, materiali solidi e altro, nei reflui che recapitano in corso d’acqua superficiale. Metalli pesanti che, a quanto dichiarato dalla scienza medica, sono presenti negli ammalati di tumore e sono considerati causa di degenerazioni muscolari quali sclerosi, parkinson, alzheimer, danni cerebrali, ai polmoni, ai reni, al fegato, alla pelle. I reflui ferrosi non sono compatibili con le caratteristiche della zona non essendo presenti aziende metalmeccaniche, fonderie, lavorazioni del ferro o altro. La loro origine appare, per questo, ancora più dubbia e sospetta. Successivamente intervenne lo stesso consigliere comunale con esami a sue spese. Da essi, nell’agosto scorso, è emersa la tossicità dei reflui per la presenza di un livello elevatissimo di ferro (anche +100%) e di sostanze solide galleggianti. La Legge dispone che, in presenza di ‘sforamenti’, sia obbligatoria la tempestiva individuazione delle cause per la loro rimozione. Nonostante tutto l’arenile e il mare sono rimasti nella fruibilità dei cittadini senza apparenti interventi volti a impedire quantomeno la balneazione. A parte la presenza di un minuscolo cartello di divieto”.