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di Gigi Caliulo

La prima certezza, incontestabile, è che la Salernitana è stata eliminata. Il campo, seppur ai rigori, condanna i granata alla prima uscita ufficiale della stagione e premia il Sorrento. Dunque il risultato ci consegna la prima certezza: la squadra di Raffaele stecca il primo appuntamento “pesante” del nuovo corso e, puntuali come un tuono dopo il fulmine, si ripresentano dubbi e perplessità, malumori e polemiche. Un esplosivo cocktail impreziosito dal singolare siparietto post partita prodotto dal neo-presidente Milan (promosso per “meriti sportivi” dopo la doppia retrocessione collezionata nelle ultime due stagioni dal ruolo di Ad a quello di massimo dirigente) e dal nuovo amministratore Pagano. Cinque minuti o giù di lì registrati dai giornalisti nel piazzale antistante la tribuna centrale dell’Arechi. Cinque minuti conditi da sguardi smarriti, rabbia di circostanza e troppe frasi lontane dal contesto e dalla realtà.

A cominciare dal grottesco riferimento ai “senatori” non impiegati dal tecnico Raffaele: un aspetto sul quale Milan e Pagano si sono a lungo soffermati, sottolineando il disappunto del patron Iervolino che – dal proprio dorato esilio vacanziero – avrebbe chiesto notizie – tra l’altro – dell’assenza di Daniliuc e Maggiore. Tutto bellissimo, se non fosse che il primo ha di fatto saltato tutto il ritiro per scelta personale ed il secondo era addirittura squalificato. Dettagli, o meglio l’ennesima ciliegina sulla “pizza di gallette” di sciatteria e approssimazione che viene costantemente presentata dai vertici aziendali come un Montblanc.

A sette giorni dall’inizio del campionato le perplessità restano tali, con buona pace della corte dei miracoli. Il tecnico Raffaele, ieri sera, è stato chiarissimo: la squadra è incompleta e mancano diversi elementi per completare le rotazioni. E la squadra, che pure ha fatto vedere qualcosa di buono – e ci mancherebbe – ha comunque palesato qualche passo indietro rispetto alle uscite iniziali. La sensazione provata ieri sera, nel dopo gara, è quella dell’ennesimo cortocircuito tra le componenti granata: da un lato l’allenatore che chiede di intervenire sul mercato in maniera chiara. Dall’altra una proprietà lontana, nonostante le dichiarazioni bellicose di sette giorni fa, che chiede conto del mancato utilizzo di calciatori squalificati o fuori dal progetto tecnico che, per loro, sono a tutti gli effetti utilizzabili e – addirittura – inspiegabilmente non impiegati (è il caso di Tongya, ieri comunque in panchina) al punto da dichiarare che «avere questi calciatori in rosa è un lusso che la Salernitana può permettersi».

Nel mezzo il diesse Faggiano, ieri apertamente bacchettato dalla “strana coppia” dirigenziale a proposito del mandato pieno ad operare sul mercato prima della chiusura delle danze. Ma dove sta la verità? La sensazione è che vada, ancora una volta, ricercata nel ginepraio di visioni ed opinioni diverse che anima la cosa granata. La totale mancanza di coordinamento e condivisione dei traguardi da raggiungere, la distaccata spocchia con cui si liquidano gli argomenti delicati, l’ostinata e presuntuosa convinzione di essere “una spanna sopra” nel trattare le questioni che stanno a cuore del pubblico e degli addetti ai lavori: tanti, troppi i punti caldi – in alcuni casi roventi – ad una settimana dalla prima di campionato.
C’è davvero unità di intenti? Si lavora davvero ad un progetto definito? Può bastare agitare lo spauracchio dei sedici interventi in entrata (quasi tutti svincolati, giusto per la cronaca) per definire importante il mercato condotto dalla Salernitana? Riteniamo sinceramente di no: la sensazione è che ancora una volta si navighi a vista, senza piena condivisione del progetto da parte delle singole componenti.
Ancora una volta assistiamo allo scollamento tra proprietà, suoi rappresentanti e staff tecnico. E tutto questo è impensabile a meno di una settimana dall’inizio del campionato. Solo una chiara ed evidente inversione di tendenza potrà fugare i legittimi dubbi della piazza, che pure sta rispondendo convintamente in termini di abbonamenti alla nuova chiamata alle armi.
Che fine faranno i cinque “senatori” che non rientrano – e questo sembra chiaro a tutti meno che al proprietario ed ai principi consorti – nel progetto di Raffaele e Faggiano? Lovato è stato di fatto ceduto, Sepe risolverà il contratto nelle prossime ore, restano Daniliuc, Tongya e Legowski. Calciatori che insieme “pesano” per oltre cinque milioni di euro sul monte ingaggi della squadra. Ma soprattutto: in che modo e con quale tempistica di provvederà ad accontentare Raffaele, apparso ieri sera estremamente determinato ed altrettanto infastidito dalla situazione?
È calcio d’agosto, la Coppa di C pesa quanto un due di denari con briscola a bastoni ma perdere così dà sempre fastidio. Tra una settimana sarà campionato e questa piazza non può permettersi una stagione ambigua.