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di Gigi Caliulo

Di buono ci sono i tre punti. Iniziare col piede giusto era fondamentale e la Salernitana ha portato a casa il voto base: la vittoria contro un Siracusa che in panchina aveva appena tre giocatori di movimento era e resta il minimo sindacale per una squadra che, a detta della proprietà e della dirigenza, dovrà far vedere cose “straordinarie”.
Ma se rimane qualcosa della partita d’esordio in campionato in un Arechi deserto per l’ultima volta è quel giudizio sospeso su una squadra che ha fatto vedere qualcosa di apprezzabile solo nella parte centrale del secondo tempo.

Il calcio d’agosto – anche se parametrato al primo impegno “pesante” della stagione – resta etereo, indecifrabile e sicuramente ogni giudizio complessivo va preso col beneficio d’inventario. Ma la prova offerta ieri ha lasciato la stessa sensazione di un film dal finale appeso. È stato bravo lo sbarazzino ed incosciente Siracusa di Turati a metterla sul piano dell’occupazione degli spazi e del pressing sragionante? È stata la squadra di Raffaele a subire il peso di un lavoro ancora in divenire che ha bisogno di altre settimane per far vedere i suoi frutti? Solo le prossime partite ci daranno risposte probabilmente definitive sull’argomento ma ieri sera, numeri alla mano, la squadra granata ha scoccato il primo tiro “vero” in porta in pieno recupero ed ha addirittura rischiato qualcosa contro una compagine che definire “eroica” è quasi eufemistico.

Delle due l’una: o il Siracusa sarà una mina vagante del campionato (e tutto è possibile, gli Aretusei non hanno mai buttato via il pallone, forzando qualche giocata solo quando l’acido lattico ha preso il controllo del cervello) o la Salernitana è ancora un cantiere aperto. Ed il mercato ancora in corso – sia chiaro – non può essere una giustificazione perché ieri sera in campo c’era quasi totalmente gente che convive con il metodo Raffaele dall’inizio della stagione.
Ci si aspettava una reazione organica all’eliminazione in Coppa di sette giorni fa: l’unica cosa realmente diversa è stata il risultato e un po’ di predominio territoriale nella fase centrale del match oltre all’impiego di Golemić dall’inizio e soprattutto quello di Legowski nella ripresa. Il suo ingresso, in particolare, ha destato sorpresa ed interrogativi perché fino ad oggi il Polacco, uno dei tre reduci ancora in organico dalla precedente stagione, non era mai stato neppure obbligato a sporcare gli scarpini. Il suo ritorno in campo, a sette giorni dall’ormai tristemente famoso siparietto post-gara della strana coppia Milan-Pagano, ha suscitato legittimo smarrimento in molti. È stata una scelta “forzata” da quelle parole neppure tanto velate? È un impiego-messaggio di Raffaele? È frutto di un’intesa tra tecnico e diesse sul futuro del calciatore nel mirino del Norimberga? Il mercato chiuderà tra pochi giorni e ancora non sappiamo cosa riserverà nella sua coda.

Restiamo dunque alla finestra e sospendiamo, per ora, il giudizio su una squadra che però ha fatto davvero poco per meritare anche gli elogi della critica oltre ai tre punti.
Tocca a Raffaele l’oneroso compito di far ravvedere chi ieri sera ha lasciato l’Arechi e spento la tivù con quella sensazione di incertezza tipica delle opere incompiute. A cominciare da domenica, quando a Cosenza l’ambiente potrebbe annullare il gap tra quella che a tutti gli effetti dovrà essere la squadra da battere del campionato e una compagine che sta affrontando forse problematiche anche peggiori del Siracusa.

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