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Salerno – Ha lottato fino alla fine. Era fatto così Gigi Ciancio. Storico sindacalista è stato ucciso stamattina da un infarto che, se non fosse stato per la sua intelligenza e la sua caparbietà (nel correre subito in ospedale ai primi sintomi, lui che il nemico lo conosceva avendolo già subito in un recente passato), se lo sarebbe portato via senza resistenza. Invece no, Gigi ha combattuto. Ma non ce l’ha fatta. Il suo corpo è adagiato sul lettino dell’obitorio. Fuori decine di operai edili, compagni sulla comune strada della lotta per il lavoro. Ciancio era il paladino degli ultimi che difendeva senza compromessi e che in lui naturalmente riconoscevano l’appiglio delle speranze per una vita migliore. La ‘carriera’ nel sindacato fu quindi naturale sviluppo di un impegno cominciato all’Alfa Sud di Pomigliano, passato per “i colpi di pistola subìti nelle gambe” fino alla segreteria dapprima provinciale a Salerno e poi regionale della Feneal Uil. La Napoli verace, autentica, gli era rimasta nel cuore come la lotta contro le ingiustizie: ha cercato di divulgare il film di Pasquale Squitieri l’Avvocato De Gregorio – poi uscito nel 2003 con sua grande soddisfazione -; musicalmente aveva una particolare sintonia con Enzo Avitabile (in cui riconosceva le sonorità partenopee più autentiche) e, più di recente, anche con il duo Adelini-Cappabianca.

Dal sindacato andò via per due motivi, il secondo (probabilmente) conseguenza del primo: “ho visto troppo marcio; l’organizzazione, come questa politica, è scollegata dalla realtà”: si sentiva tradito. Poi per l’infarto, il primo, che sconfisse grazie all’aiuto di un familiare medico “che mi ha ripreso per i capelli”. Da allora Ciancio divenne più riflessivo, meno impulsivo. Abbandonata la politica attiva aveva coltivato i valori più intimi, quelli familiari, dedicandosi all’attività di gastronomia avviata con Emiliano, il giovane figlio, nel cuore del centro storico di Salerno. Era un modo diverso di stare a contatto con le persone: scrutava i volti del pescatore che, guadagnata la banchina si trasforma in pescivendolo o del fruttivendolo; aveva inventato i ‘cianciottini’, dolci dal sapore particolare. Si alzava presto, Ciancio. Amava immortalare l’alba dalla finestra della sua casa nel centro storico alto. Nel suo viaggio introspettivo ritrovava se stesso durante le lunghe passeggiate in Costiera o nella parte millenaria della città o a Lungomare, laddove riposava con la fronte al sole. Nell’ultimo periodo aveva avuto un problema con il telefonino ed era rimasto isolato per qualche giorno da facebook. “Mi è servito per capire che ero diventato schiavo di internet. Proprio io che in vita mia non sono mai stato schiavo di nessuno…”.