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La provincia di Salerno si presenta all’appuntamento con il futuro in uno stato di fragilità diffusa. I dati del primo semestre 2025 restituiscono l’immagine di un territorio sospeso tra crisi produttiva, disagio sociale e vulnerabilità ambientale.
Le ore di cassa integrazione autorizzate sono calate del 34,6% rispetto al 2024. Una notizia che potrebbe sembrare positiva, ma che in realtà nasconde un’altra verità: quella di aziende che hanno chiuso in silenzio e di lavoratori fuori da ogni forma di protezione.
Sul piano sociale, il rapporto ISTAT 2024 colloca la provincia tra le ultime posizioni nei principali indicatori: solo il 31,7% delle giornate lavorative risultano retribuite, mentre la partecipazione giovanile (15-29 anni) non supera il 43,1%. Il reddito medio annuo si ferma a 15.171 euro: molto sotto la media nazionale.
A peggiorare il quadro contribuisce una povertà familiare che in Campania tocca il 21,2%, terza peggiore d’Italia. Salerno, con un welfare locale debole e reti sociali sempre più fragili, ne incarna tutte le contraddizioni.
C’è un settore che regge: l’edilizia, sostenuta dagli investimenti del PNRR, ha portato a una piena occupazione temporanea. Ma il traguardo del 2026, data ultima per la realizzazione delle opere finanziate, potrebbe segnare la fine di questo breve ciclo di crescita, aprendo scenari incerti senza un piano di continuità. Preoccupano anche i segnali provenienti dal mondo delle imprese. L’utilizzo del credito d’imposta ZES – utile per capire la propensione agli investimenti – resta basso. Le aziende sembrano scoraggiate, incapaci di scommettere sul futuro.
A tutto questo si aggiunge una criticità strutturale: il dissesto idrogeologico. Salerno è tra le province più esposte secondo ISPRA. Frane, smottamenti, alluvioni ed erosione costiera si ripetono con frequenza crescente. Il territorio soffre l’assenza di manutenzione e una pianificazione inadeguata. I ritardi nell’attuazione dei piani PNRR aggravano una situazione già compromessa.
Il futuro presidente della Regione Campania dovrà confrontarsi con questo scenario. Una sfida complessa, che richiede visione, capacità di rappresentanza e un forte impegno istituzionale. La progettualità regionale ha dato frutti nel settore edilizio, ma occorre costruire un modello di sviluppo stabile e duraturo.
Il futuro presidente eredita anche un patrimonio di esperienze e risultati positivi. Negli ultimi anni, nonostante le fragilità strutturali, la Regione Campania ha saputo mettere in campo importanti interventi sul fronte infrastrutturale, contribuendo a colmare storici gap territoriali.
La progettualità legata al PNRR e ad altri fondi europei ha permesso di attivare cantieri, migliorare reti logistiche e dotare il territorio di strumenti moderni. Questo bagaglio di risultati rappresenta un’eredità significativa che il nuovo presidente dovrà valorizzare e portare a sistema, evitando che quanto costruito vada disperso.
Il tema ambientale non potrà più essere rimandato. Dopo i recenti tagli del Governo nella legge finanziaria, che hanno ridotto i fondi per la messa in sicurezza del territorio, sarà fondamentale ristabilire un confronto con lo Stato centrale. Il rischio è che la fragilità del territorio diventi il freno permanente a ogni speranza di riscatto economico e sociale.