- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Sulla questione dei seggiolini “anti-abbandono”, riceviamo e pubblichiamo una lettera di Maria Antonietta Rosa, di Sant’Arsenio, Valle di Diano.

“Da alcuni giorni è entrata in vigore la Legge ”anti abbandono”, che protegge con dispositivi d’allarme i bambini quando sono dimenticati sui seggiolini in auto. Un sospiro di sollievo da parte di tutti noi per la salvaguardia dei nostri “cuccioli umani” (1.800.000 in Italia) per evitare, come già più volte è accaduto, che possano morire ustionati dal sole e soffocati per la mancanza di ossigeno. Tanti genitori sono andati all’assalto dei negozi dove si vendevano tali dispositivi, che sono finiti in un batter d’occhio. Tutto bene ciò che finisce bene, non posso fare a meno, però, di esternare delle considerazioni che mi portano a pensare a cosa sta succedendo a tanti giovani genitori del nostro tempo. Sono solo una zia, non sono in grado di dare giudizi né vorrei farlo ma è inevitabile, data la mia età, fare dei paragoni tra gli anni 60 in cui sono cresciuta e gli anni dell’inizio del nuovo secolo, cioè il 2000. Negli anni 60 non tutte le famiglie avevano l’automobile ed il telefono, tutti i genitori avevano più bambini, sicuramente le nascite erano superiori a quelle di oggi. La cura dei figli era affidata, soprattutto, alle mamme che iniziavano a lavorare fuori dalla casa e, quindi, portavano i propri piccoli al nido o all’asilo, recandovisi, spesso, a piedi. I giornali e la televisione, da poco arrivata in molte case, non riportarono mai notizie di bimbi dimenticati nelle auto come se fossero degli oggetti inanimati ed inutili. Come può essere compresa la dimenticanza dei genitori contemporanei? Forse sono tutti ammalati di Alzhaimer presenile? Io penso che non ci sia bisogno di una Legge che obblighi ad amare e ad essere responsabili soprattutto dei propri figli da 0 a 4 anni. Non è possibile che si affidi la propria responsabilità ai mezzi tecnologici, iniziando dalle radioline ricetrasmittenti, messe nelle culle, per poter ascoltare, a distanza, se il bimbo piange, continuando a chattare tranquillamente. Essere smemorati sembra che sia una patologia molto diffusa, i pericoli per i piccoli non esistono solo quando si viaggia ma potrebbero essere presenti anche quando si è in casa. Non vorrei essere catastrofica, ma anche le nostre nonne dicevano che non bastano 100 occhi per salvaguardare l’incolumità dei bambini. Ci sarebbe bisogno, secondo il mio modesto parere, di servizi sociali più attivi nei riguardi di genitori che sono più fragili di quelli di un tempo, come pure di

psicologi che aiutino le mamme ed i papà nelle numerose difficoltà che li sottopongono ad uno stress come la perdita del lavoro, una separazione, un divorzio, che avvengono indipendentemente dall’età dei figli. Potrebbe essere utile inserire nel programma dei navigatori delle auto dei messaggi che ricordino, periodicamente, che, a bordo, ci potrebbe essere un bimbo sul seggiolino, oppure che le case automobilistiche regalino, al momento dell’acquisto, alle giovani coppie un bel portachiavi che riproduce un seggiolino con un bimbo allacciato. Per i genitori che, fino ad oggi, hanno dimenticato in auto i figli non si può parlare di sanzioni penali perché penso che non ci sia una pena più crudele del sentirsi in colpa, per tutta la vita, per avere abbandonato un bimbo fino a farlo morire, in modo atroce”.