«I cittadini vedono riconosciuto il diritto a respirare aria salubre. Le autorità italiane non hanno fatto abbastanza per garantire la loro salute e sicurezza». Lo sottolinea la senatrice del Movimento 5 Stelle, Anna Bilotti dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. «La mia battaglia a tutela della salute – ricorda la parlamentare salernitana – inizia molti anni fa, quando ho anche preso parte ai presidi nei pressi dello stabilimento industriale. Da parlamentare, ho poi presentato diverse interrogazioni ai ministri che si sono succeduti nel tempo. Inoltre, nel 2020, ho firmato, insieme ad altri colleghi del Movimento, una proposta di legge per il controllo delle emissioni odorigene che fu da più parti definita la proposta di legge per il “diritto al respiro”».
«La sentenza della Cedu, come si apprende da fonti di stampa, evidenzia che – prosegue Bilotti – “nonostante gli effetti tangibili di misure adottate dopo il 2016, volte a ridurre al minimo gli effetti nocivi dell’attività della fonderia, le autorità, nell’autorizzare la prosecuzione dell’attività, non hanno considerato i precedenti effetti nocivi significativi sulla popolazione locale derivanti dall’esposizione prolungata all’inquinamento”. E questo, in un Paese civile, non è ammissibile». «Come osservano anche gli avvocati che hanno assistito i ricorrenti, la Corte suggerisce allo Stato italiano, tra le possibili misure da adottare, non solo un’efficace gestione dei rischi ambientali legati all’attività della fonderia, ma anche la sua delocalizzazione, come già previsto dal piano urbanistico comunale del 2006», conclude Bilotti, rivolgendo un ringraziamento al comitato Salute e Vita per il costante impegno profuso in questi anni al fianco dei cittadini di quell’area.