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Valva (Sa)- “Rivivo in ogni momento quell’ultimo sorriso di mio figlio il giorno prima di essere ucciso a Rigopiano, ora vivo nell’attesa di avere giustizia”. Chiede verità e giustizia per la morte del figlio e delle altre vittime dell’hotel di Rigopiano, Alessio Feniello, il papà di Stefano, il 28enne originario di Valva, deceduto sotto le macerie del resort di Farindola che il 18 gennaio del 2017 crollò dopo essere stato travolto da una slavina.  

Nel quarto anniversario della tragedia, papà Feniello, stringendo tre mani la collana che indossava il figlio il giorno della sua morte,  ripercorre gli ultimi momenti trascorsi insieme a  Stefano il giorno del suo 28esimo compleanno, il 17 gennaio, poche ore prima che il giovane lasciasse la casa dei genitori a Pescara per raggiungere il resort abruzzese insieme alla fidanzata, Francesca Bronzi. 

 “Ogni giorno – racconta Feniellorivivo quell’ultimo momento di serenità trascorso a pranzo con mio figlio nel giorno del suo compleanno e a distanza di quattro anni dalla sua morte, mi sembra ancora di avvertire l’odore del suo profumo in giro per la casa”. L’ultimo sorriso di Stefano, ma anche l’ultimo momento di gioia della famiglia Feniello perché da quel giorno di quattro anni fa, il susseguirsi del tempo della vita della famiglia del 28enne di Valva, è stato scandito da momenti di angoscia, dolore, lutto e ricerca di giustizia. “Da quel maledetto 18 gennaio di quattro anni fa – chiosa il padre di Stefanovivo con il solo obiettivo che venga fatta giustizia affinché i responsabili della morte di mio figlio e delle altre 28 vittime di Rigopiano, paghino con la legge”. 

Erano le ore 16.49 del 18 gennaio del 2017 quando una slavina si staccò dalla cima del monte Gran Sasso, raggiungendo e facendo crollare l’hotel Rigopiano di Farindola, in Abruzzo, dove rimasero intrappolate vive tra le macerie, 40 persone, tra clienti e dipendenti del resort di cui 29 morti e 11 sopravvissuti. Tra le vittime, anche Stefano Feniello, che si trovava a Rigopiano per festeggiare il suo 28esimo compleanno e i cinque anni di fidanzamento insieme alla fidanzata, Francesca Bronzi, quest’ultima sopravvissuta alla slavina.   

Una tragedia annunciata quella di Rigopiano, fatta di omissioni, ritardi nei soccorsi, depistaggi delle richieste di aiuto e negligenze da parte di uomini delle Istituzioni e funzionari pubblici, che hanno portato, anche grazie alle denunce presentate dal papà di Feniello, la Procura della Repubblica di Pescara ad iscrivere nel registro degli indagati 30 persone, tra cui la società titolare del resort, accusate a vario titolo, di omicidio plurimo colposo, disastro colposo, abuso edilizio e falso, finiti in due filoni che sono stati riuniti in uno solo fascicolo: l’inchiesta madre e quella sui depistaggi. 

Inchiesta,per la quale vi è in corso presso il tribunale di Pescara, un maxi processo con trenta imputati e oltre 250 parti civili e la cui prossima udienza è prevista per il 5 marzo. 

“Li hanno lasciati morire a Rigopiano – ripete senza darsi pace Alessio Feniello, che aggiunge – spero che il processo di Rigopiano non abbia lo stesso esito di quello sulla strage di Viareggio con la prescrizione. Sono amareggiato-chiosa-dal comportamento dello Stato che invece di dare giustizia alle vittime, permette che i processi su grandi tragedie come queste, vadano prescritti”.  

Intanto però, Alessio Feniello continua la sua battaglia “la mia unica ragione di vita è avere giustizia per mio figlio e le altre vittime, chi ha sbagliato deve pagare”.  

Vittime che questa mattina saranno ricordate dai familiari sul luogo della tragedia, tra quello che resta delle macerie del resort di Rigopiano a Farindola dove si svolgerà un momento di preghiera. Ricordo e preghiera anche a Valva, nel salernitano,  dove amici e familiari del 28enne, mercoledì pomeriggio ricorderanno Stefano Feniello con una messa.