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Salerno – Tra pochi giorni, il 10 dicembre sarà trascorso un anno da quando gli impianti produttivi di Treofan, azienda situata nella zona industriale di Battipaglia che produceva film plastici in prolipropilene, sono fermi. È un anniversario che i lavoratori non avrebbero mai voluto celebrare. E neanche ne avevano il sentore quando Jindal Film Europe decise di acquisire il gruppo per poi fermare completamente la produzione. A distanza di un anno, (il 29 gennaio l’annuncio di chiudere lo stabilimento di Battipaglia) la manovra ha assunto i chiari contorni di una speculazione, contro la quale, in assenza di un’interlocuzione con la proprietà indiana, che in Italia gestisce altri due stabilimenti a Brindisi e a Terni e non si è mai fatta viva neanche ai tavoli convocati dal Ministero per lo Sviluppo Economico, l’unica mossa che potrebbe sortire un effetto è la decisione del Consorzio Asi di Salerno di requisire parte delle aree del sito produttivo per il quale, tramite la società di advising Vertus, sono giunte tre manifestazioni di interesse per una possibile re-industrializzazione. Ma nel sisma che ha buttato giù quella che era una realtà produttiva senza problemi, oggi come per il terremoto del 1980, i 78 lavoratori, ed in particolare Francesca Valeria Giordano, Rsa Uiltec Uil, e Vincenzo D’Amico, rsa Femca CISL, chiedono di fare presto: si avvicina il secondo Natale senza lavoro, ma soprattutto la scadenza della cassa integrazione che finirà il 31 marzo 2020. La paura è che la proprietà stia aspettando proprio quella data per poter procedere ad un licenziamento collettivo. L’appello che oggi i lavoratori hanno rilanciato dai cancelli della fabbrica vuota e drammaticamente silenziosa, è a tutte le forze politiche ed istituzionali per trovare una soluzione diversa.