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Salerno – Non è riuscita a trattenere le lacrime Vincenza Dipino alla lettura della sentenza a suo carico. La 57enne reo confessa dell’omicidio della 48enne Patrizia Attruia (avvenuto a Ravello nel 2015)  è stata condannata a 23 anni di reclusione dai giudici della Corte d’Assise di Salerno, presidente Palumbo. La sentenza è stata letta nella mattina di oggi. Per Vincenza Dipino nei giorni scorsi il pubblico ministero Cristina Giusti, dopo aver mutato il capo di imputazione in omicidio volontario, aveva chiesto per la donna la pena dell’ergastolo. Richiesta non accolta dalla Corte d’Assise. Per la 57enne di Ravello sono decadute alcune aggravanti quale quella dei futili motivi. Nel dettaglio le sono stati inflitti 22 anni per l’omicidio ed un anno per l’occultamento di cadavere. Inoltre è stata interdetta in perpetuo dai pubblici uffici. A fine pena sarà sottoposta a tre anni di libertà vigilata. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate ad inizio luglio. Dopo la sentenza di questa mattina si attende la richiesta di rinvio a giudizio e l’avvio del processo per Giuseppe Lima arrestato all’inizio di quest’anno per concorso in omicidio. Alla base dell’omicidio, probabilmente motivi passionali: vittima e carnefice pare fossero innamorate dello stesso uomo. Nelle ore immediatamente successive all’omicidio ed all’occultamento del cadavere di Patrizia Attruia in una cassapanca, la Dipino raccontò di aver aperto le porte della sua casa – dopo essere rimasta orfana della madre adottiva – all’Attruia e al compagno, Giuseppe Lima, dal momento che i due avevano problemi economici. Entrambi erano lavoratori occasionali. Patrizia Attruia si era trasferita da qualche anno nel comune della Costiera Amalfitana per amore di Giuseppe Lima il quale aveva alle spalle un precedente matrimonio. Patrizia Attruia, secondo quanto riferito, rimproverava alla donna di essere eccessivamente premurosa nei confronti del suo uomo. La morte, così come accertato in sede di indagine, sarebbe avvenuta dopo una lite. E, secondo le risultanze medico legali potrebbe essere avvenuta addirittura prima del 27 marzo 2015, giorno in cui venne rinvenuto il cadavere all’interno di una cassapanca dopo l’allarme lanciato da un funzionario del comune di Ravello a cui poco prima Lima telefonò per comunicargli il decesso della sua compagna e chiedergli consigli su come comportarsi.

Pina Ferro