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Salerno – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di due studenti che hanno inteso esporre pubblicamente la loro esperienza presso il sentiero CAI della R.O. della Valle delle Ferriere, nel Parco Regionale dei Monti Lattari. Un’esperienza tutt’altro che memorabile, di seguito il testo integrale della missiva: 

“Innanzitutto ci presentiamo: Marta Baldo, studentessa di “Scienze Agrarie, Ambientali e Forestali” e Riccardo De Filippis, laureato in “Scienze biologiche”, entrambi presso l’università di Napoli “Federico II”.

Questa email ha lo scopo di comunicarvi l’ennesima ingiustizia nell’ambito del turismo naturalistico, in quanto ci  sentiamo coinvolti personalmente e profondamente e siamo intenzionati a fare tutto ciò che è nelle nostre facoltà affinché si possa placare il degrado e l’abuso da parte della regione Campania, in questo caso del comune di Scala, riguardanti un luogo a cui siamo molto affezionati.

Domenica 15 Settembre 2019, abbiamo organizzato un’escursione lungo il sentiero CAI della R.O. della Valle delle Ferriere, nel Parco Regionale dei Monti Lattari, in compagnia di una cara amica proveniente dalla Bolivia. Essendo anche lei biologa, avremmo voluto mostrarle una delle meraviglie dei nostri luoghi, tuttavia l’escursione si è conclusa piuttosto rapidamente ed in malo modo.

Già dalla partenza nel parcheggio di Pontone (SA) siamo stati fermati da una dipendente dell’associazione “Paradise Lost” del comune di Scala, la quale ci proponeva un biglietto del valore di 5 euro a persona per poter visitare la riserva. A quel punto siamo rimasti straniti della novità siccome negli anni abbiamo frequentato assiduamente la riserva a titolo gratuito e libero. Dunque abbiamo chiesto più informazioni a riguardo e la suddetta signora ci ha garantito che anche senza l’acquisto del biglietto avremmo potuto percorrere il sentiero. Questa “mezza verità” ci ha spinti ad imboccare il sentiero a cuor leggero ma giunti a pochi metri della bellissima cascata abbiamo trovato una recinzione di ferro che impediva il passo. Qui c’era un’altra dipendente che, con tono imperativo, ci ha bloccato l’accesso in quanto non provvisti di ticket ma, ovviamente, avremmo potuto pagare lì (ai soldi non si dice mai di no!). Controvoglia decidemmo di fare un sacrificio pur di mostrare alla nostra amica la cascata ed il seguito del sentiero, spedendo dunque 15 euro (senza l’emissione della ricevuta fiscale) incentivati dalla promessa di una visita guidata di 30 minuti con un esperto in materia.

Superato il cancello abbiamo incontrato l’esperta (ossia Guida Ambientale) la quale ci ha accolti elencandoci i divieti vigenti: non superare la staccionata 10 metri antistante la cascata, e la staccionata che vieta il passo al seguito della gola. Il tour comprendente l’illustrazione del  ciclo vitale della Rana Italica e le spiegazioni riguardanti le felci lì presenti non ha avuto luogo, anzi ci siamo ritrovati in un’area limitata (circa 20 m) seguiti passo passo dalla guida che ci ricordava di non fare questo o quello a mo’ di “body guard”.
Indispettiti e delusi siamo andati via decisi a condividere la nostra pessima esperienza con gli enti ambientali, e non solo, con la speranza che qualcosa possa cambiare.

Riteniamo immorale ed ingiusto che visitare un luogo naturalistico arrivi ad avere un costo tanto elevato e che addirittura vengano dette delle menzogne a solo scopo di lucro; il turismo va sfruttato in maniera coscienziosa ed etica ma soprattutto non a scapito di chi vive in una regione dove tutto viene prosciugato fino all’ultima goccia per poi essere dimenticato. A parer nostro questa iniziativa non ha alcun interesse nel proteggere l’ambiente poiché al di fuori della recinzione non vi è nessun controllo e non basta tener pulita la cascata se poi il resto del corso d’acqua è lasciato a sé stesso; non sono presenti cestini per la raccolta dei riufiuti ed infine non è da tralasciare il fatto che vi siano parecchi volantini pubblicizzanti il “Paradise Lost” attaccati con delle punesse agli alberi e che alla prima pioggia si discioglieranno inquinando il suolo ed il fiume.

Inoltre, ci teniamo a puntualizzare che la nostra intenzione non si limiterà a comunicarvi l’accaduto ed a chiedervi consiglio su eventuali procedimenti legali da poter attuare, ma stiamo scrivendo una petizione in modo da informare e quindi ridurre questa forma di truffa che mina il turismo alternativo ed il riavvicinamento delle persone alla natura, diventati oggigiorno elementi essenziali perché si possa recuperare l’equilibrio con Madre Natura. Inoltre, se vi saranno adesioni, saremmo disponibili ad organizzare una manifestazione pacifica in loco. Invitiamo tutti voi a sostenerci e partecipare attivamente alla nostra protesta”