- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Otto omicidi in undici giorni. Se questa non è guerra allora cos’è?. In  nessuna provincia dell’Unione Europea c’è un tasso così alto di omicidi e nell’ultimo anno c’è un’escalation criminale altissima. Perché?  “Riassetti naturali”, li chiamano in gergo inquirenti ed investigatori.  Si tratta di regolamenti interni per conti da saldare legati soprattutto  al mondo della droga. È stata decisa per questa ragione la morte del  32enne Alberto Benvenuto Musto, piccolo pregiudicato che “lavorava” con  i Gionta, la cosca dominante su Torre Annunziata. Potrebbe aver pagato  con la vita uno sgarro per una partita di sostanza stupefacente non  pagata. Ciò che preoccupa ancora di più è la circostanza che i killer  hanno deciso una strategia comune: fare fuoco tra la gente e in pieno  giorno. Il terrore innanzitutto,  perché con esso si controllano i  territori. La lunga scia di sangue parte il 25 maggio quando a morire  sotto i colpi di pistola, sempre ad Afragola, fu Salvatore Caputo, 72  anni a cadere sotto i colpi dei sicari. Era in auto in via Benedetto  Croce quando fu bersaglio di dieci colpi di pistola; l’uomo,  imprenditore edile ed ex assessore, era vicino al clan Moccia, egemone  in un’area in cui si muovono interessi anche delle cosche per i  milionari appalti di lavori pubblici legati alle infrastrutture per la  stazione dell’alta velocità di Afragola che sarà inaugurata proprio  domani mattina alla presenza del Premier, Paolo Gentiloni. Poche ore  dopo sicari hanno colpito a Giugliano. Vincenzo ed Emanuele Staterini, padre e figlio, sono stati uccisi da un uomo in scooter con il volto  coperto. Erano in un bar-tabaccheria e giocavano alle slot machine. Per questo omicidio c’e un collegamento con la faida del rione Sanità a
Napoli, dato che Staterini padre era il cognato di un boss dei  Vastarella. Ma un’altra pista affiora con il passare dei giorni:  potrebbe essere stati assassinati per la nuova guerra scoppiata a Giugliano per le piazze di droga nelle “palazzine” rionali. Nella notte  tra il 26 e il 27 maggio a morire è stato il 29enne Carmine Picale. Era  in un pub della riviera di Chiaia a Napoli quando un uomo gli ha esploso  contro tre colpi di pistola. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stato  vittima di un regolamento di conti dopo una rissa in discoteca avvenuta qualche ora prima. Il 27 maggio sono stati uccisi zio e nipote dei  Nappello, entrambi di nome Carlo, uno di 45 e l’altro di 30 anni. Venti  colpi di pistola in via Valente a Miano per non dargli scampo. Secondo  gli investigatori si tratta della faida per il controllo delle piazze di  spaccio di via Janfolla, prima sotto il controllo dei Lo Russo, adesso  tutti pentiti. E poi sabato scorso, alle 14,30, nel centro di Afragola è  stato ucciso Remigio Sciarra. Il 52enne, ritenuto vicino al clan Cennamo  era a bordo della sua auto quando è stato affiancato da uno scooter e il  sicario gli ha esploso contro due colpi. Uno lo ha centrato alla nuca e  un altro ha ferito alla mano la moglie di 50 anni che era accanto a lui.  Si è salvata grazie al cellulare che stringeva tra le mani. L’agguato è  stato compiuto con davanti al figlio della vittima di soli 11 anni e a  un suo amico. Se questa non è guerra, allora cos’è?.