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Benevento – Dolore, commozione e un’infinità di domande senza risposta. In un’atmosfera densa di emozioni si sono svolti questo pomeriggio i funerali di Giuseppe Izzo, giovane beneventano scomparso lo scorso 8 giugno a Pisa in seguito a un intervento alla tiroide che sembrava inizialmente andato a buon fine. Ad ospitare l’ultimo saluto a “Peppe” –  come lo ha chiamato più volte anche l’arcivescovo Felice Accrocca nella sua omelia, adottando l’abbreviazione tanto cara agli amici – è stata la chiesa dell’Addolorata sita nel Rione Libertà. Al folto numero di conoscenti si sono unite tante persone che negli ultimi giorni si sono sentite in qualche modo legate alla figura di un ragazzo giovane, solare e sempre disponibile nell’aiutare il prossimo con la massima generosità. Doti caratteriali, queste, che hanno reso Giuseppe una persona amata da chiunque. Dai familiari agli amici di sempre, passando per la squadra degli Steward, i colleghi del servizio civile e i compagni dell’azione cattolica al cui servizio si è sempre messo con immensa volontà.

“Non è facile parlare in momenti come questo, anche perché le parole servono a poco e forse possono risultare anche fastidiose”, ha esordito Accrocca con la voce rotta dall’emozione. “E’ un evento che parla da sé, un momento tragico, drammatico. Momenti che vorremmo non accadessero mai. E tante domande si affollano nella mente anche dei credenti. Una domanda che emerge su tutte è: perché Signore? Non abbiamo la risposta in tasca. Perché la sofferenza resta sempre un mistero, e la morte come tale lo è. E perché le risposte rimangono sempre alla nostra umanità insoddisfacenti. Davanti a questo fatto tragico solo un altro fatto possiamo opporre, e cioè il fatto che il nostro Dio non si è sottratto neppure lui a questo. E’ morto anche lui giovane, è morto innocente. Il nostro Dio non è un Dio che ci lascia in queste condizioni tenendosene lui stesso fuori; è un Dio che è venuto tra noi e si è sporcato le mani con noi in tutto”. 

L’arcivescovo ha scandito i vari passaggi dell’omelia con estrema delicatezza mostrando un forte coinvolgimento. Toccante il riferimento alla fede che legava Giuseppe alla religione cattolica: “Gesù è morto ed è risorto. E’ questo fatto che dà a noi una speranza, quella che non tutto finisca qui. Che questa non sia l’ultima parola. Perché colui che è risorto darà la vita anche ai nostri corpi mortali e ci chiamerà con lui. Ecco, a questo io credo profondamente. E’ l’unica certezza che posso darvi in questo momento, quella della nostra fede. Una fede che Peppe ha condiviso non in maniera frammentaria, perché è stato costante, e non in maniera episodica, perché ha frequentato non solo i sacramenti ma anche un percorso di formazione nell’azione cattolica. Un ragazzo che tutti mi hanno descritto come buono, mite, un’anima candida. Come quella bara che ora ne contiene le spoglie. Un ragazzo capace di sorridere sempre, di sdrammatizzare le difficoltà o meglio di guardare oltre. Le anime dei giusti sono nelle anime di Dio e nessun tormento le toccherà. nel giorno del giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia e correranno qua e là”. 

Impossibile trovare parole di conforto per amici e familiari che hanno perduto un punto di riferimento, un ragazzo che vedeva il mondo “sottosopra”, ovvero in un modo diverso rispetto alle logiche che attualmente governano la nostra vita quotidiana: “Alla nostra umanità e alla nostra fede questo conforto sembrerà sempre troppo poco – ha proseguito Accrocca –  Noi ora notiamo l’assenza, il distacco drammatico, e non può non essere così ma proprio per questo dobbiamo chiedere al Signore la forza di condividere con Peppe la sua stessa fede e fare esperienza come lui del Signore Gesù. per vedere come lui il mondo rovescio. Beati i miti, perché lui era mite. Beati i puri di cuore e i misericordiosi come lui. E’ un mondo sottosopra quello visto da Gesù, perché il mondo dice tutt’altre cose. Ma Peppe il mondo l’ha visto sottosopra proprio come Gesù. Ora chiede per me e per voi questa convinzione, in modo particolare per i genitori e i familiari. La perdita è drammatica, non ci sono parole. Chiedo questa fede ai giovani che con lui condividevano il cammino in azione Cattolica, a tutti coloro che con lui hanno camminato. Esperienze che lui ha vissuto. Ai tanti giovani presenti dico questo. La vita è qualcosa di grande, è un dono. Ogni giorno che viviamo dobbiamo prenderlo così. Per questo della vita va fatto un capolavoro come diceva Giovanni Paolo II. Non bisogna fare chissà cosa, ma fare della vita un dono proprio come Peppe ci ha insegnato”. 

Infine una convinzione e un augurio: “Sono convinto che dal cielo Peppe non farà mancare il sostegno ai genitori, ai parenti, agli amici. Il sostegno della sua preghiera si farà sentire, perché come ha pregato in Terra così pregherà in Cielo, anzi con ancora più forza. Affinché un giorno tutti possiamo ritrovarci nella comunione di Dio, in un luogo dove non ci sarà egoismo e cattiveria, ma Dio sarà in tutto e in tutti”.