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Salerno – Morì dopo essere stata sottoposta a taglio cesareo. Arriva alle battute finali il processo a carico di quattro medici dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno. Per la morte di Stefania Ruocco sono sotto processo i ginecologi Gennaro Luongo, Carmine Pagano, Francesco Marino e Vito Antonio Miele. Ieri in aula i giudici hanno ascoltato la testimonianza dei consulenti della difesa che si sono espressi su quanto stabilito dalla perizia e che in qualche maniera attribuiva la responsabilità dell’accaduto ad un numero ristretto di ‘camici bianchi’.

I giudici hanno aggiornato l’udienza al prossimo novembre, in tale data vi saranno le conclusioni del pubblico ministero. Era la mattina del 4 maggio del 2011 quando Stefania Ruocco, di Futani, si presentò all’ospedale di Vallo della Lucania, dov’era stata esortata a ricoverarsi in fretta essendo prossima alla rottura delle acque. Stefania avrebbe allora avvisato il proprio ginecologo di fiducia che prestava però servizio a Salerno. La donna, dopo aver firmato, lasciò il noscomio di Vallo ed il pomeriggio stesso fu ricoverata nel reparto di ostetricia e ginecologia del Ruggi: fu subito portata in sala operatoria. Stefania sottoposta a taglio cesareo diede alla luce una bambina che apparve fin da subito in ottime condizioni.

Per Stefania ed il marito Antonio si trattava della terzogenita (erano già genitori di due bambine di 13 ed 8 anni). La piccola venne fatta vedere ai familiari in attesa dinanzi alla sala operatoria. Passarono i minuti con il marito e i familiari di Stefania in attesa del trasferimento della congiunta in stanza. I minuti diventano ore. La paziente continua a restare in sala operatoria senza che nessuno informi i parenti di cosa stesse accadendo. Solo alle 2 e 30 i medici comunicano al neo papà che avevano dovuto procedere con l’asportazione dell’utero, per problemi non risolvibili altrimenti, poiché la placenta accreta (cioè totalmente adesa alla parete uterina) aveva causato una serissima emorragia, mentre la vescica era andata distrutta durante il cesareo.

La signora era stata sottoposta infatti a taglio cesareo in anestesia generale per partorire. L’emorragia, però, da quel momento non si è più fermata. I medici che avevano proceduto al cesareo non erano intervenuti tempestivamente bensì avevano atteso l’arrivo del medico di guardia per procedere ad isterectomia. La mattina seguente Stefania va in arresto cardiaco mentre i medici procedevano ad ulteriori interventi per tamponare di sangue. Tutto inutile. A quel punto Stefania Ruocco entra in coma e sopraggiunge il Cid (coagulazione intravascolare disseminata) e  alle 18.30 dell ’11 maggio, il suo cuore smette di battere. Nel collegio difensivo gli avvocati Fabio De Ciuceis, Francesco Saverio D’Ambrosio, Giovanni Sofia e Laura Ceccarelli.