Tempo di lettura: 2 minuti
I primi sei testimoni dell’accusa (pm Caterina Sallusti), ovvero poliziotti delle ‘volanti’ e della Scientifica, sono stati ascoltati questa mattina nel corso del processo, con rito ordinario, al Tribunale dei minori di Bologna, che vede imputato il 16enne italiano accusato dell’omicidio del coetaneo Fallou Sall, avvenuto il 4 settembre del 2024, in via Piave, e del tentato omicidio dell’amico di questi, un 17enne bengalese, a sua volta accusato di lesioni e molestie telefoniche nei confronti del principale imputato. In relazione a queste accuse il 17enne ha chiesto e ottenuto la messa alla prova e la sua posizione è stata stralciata.
L’udienza, che si è tenuta davanti al collegio di giudici presieduto dalla presidente del Tribunale dei minori Gabriella Tomai, è durata circa tre ore: sono stati ascoltati gli agenti di polizia intervenuti la sera del 4 settembre in via Piave, che hanno svolto i primi accertamenti, e poi i colleghi della Scientifica che hanno repertato e analizzato tutti gli elementi utili alle indagini. In aula erano presenti anche i genitori di Fallou Sall, insieme all’avvocata Loredana Pastore. L’imputato ha partecipato in videocollegamento dall’Istituto penale minorile di Niside (Napoli).
Secondo quanto ricostruito, Fallou Sall fu colpito a morte con una coltellata dal 16enne dopo essere intervenuto in difesa di un amico, il 17enne bengalese appunto, che nei giorni precedenti aveva avuto una lite in strada con l’imputato. Per la difesa del 16enne, avvocato Pietro Gabriele, si è trattata di legittima difesa – il ragazzino avrebbe colpito alla cieca per difendersi -, mentre per l’accusa si è trattato di omicidio volontario.
Questo è un processo che riguarda un minore – ha detto l’avvocato Gabriele parlando con i giornalisti al termine dell’udienza – con antagonisti anche loro minori, uno dei quali rimarrà per sempre minore purtroppo e quindi bisogna avere, come richiamato anche dal presidente del Tribunale, necessario contegno e rispetto verso le parti antagoniste, non solo quella che è rimasta vittima, anche l’altra, perché poi non parliamo di mostri. La difesa collaborerà per l’accertamento della verità il più possibile aderente alla realtà con la pubblica accusa”.