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Ha acceso un lungo dibattito cittadino, ben oltre i confini del liceo “Giannone, la notizia – pubblicata ieri da Anteprima24 – di un maturando escluso dalla prosecuzione degli esami di Stato dopo essere stato sorpreso con un cellulare durante la prima prova scritta.

L’episodio, avvenuto nella sede distaccata dell’Istituto Calandra, ha sollevato un’ondata di reazioni sui social, tra chi difende il rigore della Commissione d’esame e chi, al contrario, contesta aspramente la “sanzione esemplare”, ritenuta sproporzionata rispetto al gesto.

Sui social in molti hanno espresso solidarietà al maturando: “Abbassate il voto e amen. Ma escluderlo per favore… tutti santi sono diventati” commenta qualcuno. E ancora: “Escludere uno studente per un errore rischia di distruggere la sua fiducia e il suo futuro. Punire sì, ma con umanità”. Non sono mancate riflessioni che hanno coinvolto anche il ruolo educativo della scuola: “Il ragazzo ha sbagliato, ma a quest’età si può recuperare. Perché arrivare a una punizione così drastica? Forse la scuola ha fallito prima, nel non formare e prevenire certi comportamenti.” Una parte consistente dei commenti si è invece concentrata su un’analisi del sistema scolastico. In molti hanno ricordato come copiare agli esami sia stata una prassi quasi “tollerata” per generazioni: “Nessuno ricorda le cartucciere? Abbiamo copiato quasi tutti. Mo’ tutti professori”, ironizza un utente. Un altro aggiunge: “L’espulsione è giusta, così come è giusto revocare il diploma al 95% degli studenti dal 1950 ad oggi.”

Diversi commentatori si sono interrogati sulle responsabilità della Commissione d’esame. In particolare, la commissaria esterna che avrebbe rilevato l’irregolarità è stata criticata per un presunto “eccesso di protagonismo”: “Se ai suoi tempi non si copiava? Bastava sequestrare il cellulare e promuoverlo con 60. Ora magari si presenta in TV…”. C’è anche chi punta il dito contro un clima troppo repressivo: “Se volevate dare una lezione, questo è il modo più sbagliato. Il ragazzo ha sentito il bisogno di usare il cellulare: è un fallimento della scuola, non solo suo”.

Dall’altra parte, non sono mancati commenti in difesa della scelta della Commissione e del rispetto delle regole. “Uno studente viene escluso per aver copiato col cellulare – scrive un lettore – e c’è persino chi lo difende. Allora tanto vale abolire gli esami.” Un altro utente osserva con amarezza: “Far finta di accorgersi del problema solo alla maturità è ipocrita. Ma rovinare un ragazzo alla fine del percorso, invece di lavorarci prima, è un altro tipo di errore.”

Insomma il caso del giovane del “Giannone” ha aperto una riflessione più ampia su scuola, esami e adolescenza. Nel frattempo, i genitori del ragazzo hanno chiesto l’accesso agli atti tramite legale e la vicenda potrebbe avere sviluppi anche in sede giudiziaria.

Quel che è certo è che l’episodio ha  suscitato interrogativi profondi. Su come educhiamo i nostri figli. Su cosa significhi davvero “insegnare”. E su come si possa punire, senza dimenticare di essere adulti davanti a un ragazzo.