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Castellammare di Stabia (Na) – Solo sei giornate di campionato, eppure per la Juve Stabia è già tempo di dentro o fuori. La gioia per la cavalcata della scorsa stagione è alle spalle, la realtà parla di una squadra che sta facendo enorme difficoltà nel calarsi nella nuova dimensione. E le motivazioni potrebbero essere tante. Ovviamente ci sono i numeri a parlare. Sei gare giocate, nessuna vittoria, un solo pareggio, ben dodici gol subiti e due soli segnati. Ecco da dove nasce l’ultima posizione e i numeri non mentono mai.

Ieri è arrivato un altro ko, in casa, contro il Cittadella, l’ennesimo di questo inizio terribile. La pazienza dei tifosi è ai minimi storici, la società chiede tranquillità, o meglio va alla ricerca della tranquillità e allora manda tutti in ritiro. Non che questa possa essere la soluzione adatta per cambiare la sostanza. Difficile che un periodo di tranquillità, lontano da casa, possa far vedere meglio la porta agli attaccanti ed evitare amnesie che sono costate caro in questo inizio. Certo può servire a togliere un minimo di pressione di dosso e forse ne potrebbero giocare atleti che accusano la difficoltà di giocare davanti a un pubblico caloroso e pieno di passione. Le gambe possono tremare, non c’è dubbio, così come, in una situazione difficile, la paura di sbagliare diventa veramente grande. 

Tutti sul banco degli imputati, in primis i giocatori che, poi sono quelli che vanno in campo. Ma stavolta deve finirci sù anche il diesse Polito che ieri ci ha messo la faccia, e non poteva essere altrimenti. In fondo nel mondo del calcio funziona un po’ così. Quando una squadra non gira, il più delle volte paga l’allenatore perchè è impossibile cambiare 20 persone, meglio (almeno dal punto di vista dei presidenti) cambiarne una e sperare nella sterzata emotiva. Mai paga chi la squadra l’ha costruita, chi ha affidato il materiale al proprio tecnico, chi ha puntato su scelte che alla fine non stanno contribuendo alla causa. Mister Caserta gode della fiducia della società, e non potrebbe essere altrimenti. Chi è preparato e bravo in una categoria non può essere brocco nell’altra, semmai si potrebbe puntualizzare su una rosa che poteva essere un lusso in Serie C e meno all’altezza in cadetteria.

Ma, intanto, in attesa che il vento possa cambiare anche in questo senso e cioè inizino ad essere messi sotto esame anche i dirigenti, inizia un ritiro per la Juve Stabia che non può permettersi altri passi falsi. Il tutto con una sfida all’orizzonte che pare quasi essere stata definita da qualche mano oscura, la gara col Trapani, testimonianza di come non debba essere fatto il calcio a certi livelli (in questo caso si parla di improvvisazione pura). Ma i siciliani hanno in casa propria l’occasione per svoltare, gli stabiesi, invece, ci arrivano col morale basso.

Non sarà la soluzione ai problemi questo ritiro, ma di sicuro può essere l’occasione per guardarsi negli occhi, squadra e staff, fare quadrato e capire che in Serie B serve andare oltre le proprie possibilità. Il che non sarà la garanzia del successo, ma provarci è sempre meglio che abbandonarsi al destino. E in fondo è quello che la gente di Castellammare vorrebbe dalla propria squadra: undici persone che abbiano la forza di lasciare tutto sul prato. Poi si può vincere e si può perdere, fa parte del calcio, ma il non provarci è la colpa più grande che si possa avere.