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Presentato a Gesualdo, all’interno dell’elegante Palazzo Pisapia, il libro “Breve trattato sul lecchino”, pubblicato da La Nave di Teseo e scritto dal filosofo Antimo Cesaro. L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Agorà e dalla sezione Grottaminarda Fidapa Bpw. La presentazione del nuovo lavoro dell’ex sottosegretario ai Beni culturali è stata introdotta dalla dottoressa Virginia Pascucci, dal dirigente Mibac Gabriele Capone, dall’ex parlamentare Pd Luigi Famiglietti e dal professore Giuseppe Mastromonico.

Cesaro ha provato a spiegare chi è il lecchino. Questa la sua interpretazione: (il lecchino è la) “sintesi sublime di disposizione e arte, di natura e cultura, di attitudine e abilità, di genio e capacità organizzativa, dotato di una fondamentale virtù: la pazienza”. Un ritratto impietoso che Antimo Cesaro ha ricostruito attraverso la storia e la letteratura, perché il lecchino è una creatura sempre esistita e immortale, che si adopera per raggiungere via via posizioni di sempre maggior rilievo in ambito professionale, fino all’inevitabile resa dei conti.

Il professore di Scienza e filosofia politica e Teoria del linguaggio politico presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, ha descritto attraverso la storia e la letteratura – da Aristotele a Dante, da Machiavelli a Musil – il ritratto impietoso del lecchino.