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Napoli – Per entrare a far parte della banda bisognava avere caratteristiche specifiche: essere spigliati, saper improvvisare, non avere cadenze dialettali e all’occorrenza essere poliglotti. Questo perché il clan Contini da Napoli aveva creato un sistema in grado di truffare centinaia di persone non solo in Italia ma anche all’estero: in Francia, Spagna, Belgio, Inghilterra e anche in California.

Ecco il retroscena dell’inchiesta partita da Milano grazie alle confessione di un truffatore pentito e che per competenza territoriale è stata spostata a Napoli e seguita dal pm Giusy Loreto della procura coordinata da Giovanni Melillo. Cinquanta gli arresti e 80 in tutto gli indagati.

Le telefonate partivano da call center localizzati in Italia e all’estero. Le vittime erano anziani, persone sole alle quali veniva detto che qualche parente aveva avuto un incidente o si trovava in grande difficoltà. Quando non avevano soldi in contati pagavano in gioielli, oro o beni, come auto e scooter. Un’azienda del crimine che riusciva a fruttare in alcuni casi anche 200mila euro a settimana e che era sotto la regia del clan Contini. Una tecnica infallibile era quella di usare una sola scheda telefonica alla volta: una volta perpetrata la truffa veniva poi gettata via. Una indagine partita nel 2015 su singoli episodi che poi si è scoperto facevano parte di un’unica regia del clan. Sette i gruppi, uno dei quali attivo in
Spagna dove era un altro call center. A questi indagati è contestata l’aggravante della transnazionalità del reato.