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Farindola (Pe) – “Voglio innanzitutto chiedere scusa, come uomo delle istituzioni, per le disgustose e assurde vicende che voi, familiari delle vittime di Rigopiano, siete da tempo costretti a vivere, in preda ad un comprensibile e crescente sgomento. In attesa da quasi tre anni di giustizia, ma soprattutto di verità, state invece assistendo a quella che, ai vostri occhi e di quelli di tutta la comunità, appare come una lotta invereconda“.

Così comincia la lettera dell’ex capo della Squadra Mobile di Pescara, Pierfrancesco Muriana, inviata al portavoce del comitato “Familiari Vittime di Rigopiano”, Gianluca Tanda. Una missiva che ha anche lo scopo di chiarire la propria posizione e la volontà condivisa di voler risalire alla verità e, quindi, alle responsabilità in questa tragedia assurda.

 

Arriverà il giorno in cui i miei atti di indagine – così in un altro estratto della lettera saranno offerti al giudizio di tutti, nella più totale trasparenza. E saranno loro, prima ancora della mia voce, a scandire la verità storica dei fatti, quella che non potrà essere alterata da un racconto partigiano. Desidero inoltre aggiungere che in quello scritto non ho relazionato ‘contro’, non essendo io lo strumento di nessuno, ma solo ‘a favore’. A favore della verità che sembra tardare ad arrivare, ma che dovrà obbligatoriamente essere tributata alla memoria dei vostri ventinove cari che, solo così, potranno finalmente riposare in pace“.

E questa lettera sarà indirizzata a tutti i familiari delle vittime, anche ad Alessio Feniello, il salernitano che ha perso un figlio a Rigopiano, “che oggi mi addita come persona animata da loschi intenti e in combutta con non meglio precisati personaggi. La sua è la comprensibile rabbia di un padre che ha perso un figlio in circostanze tragiche, al quale qualcuno sta probabilmente propalando una narrazione distorta dei fatti. Se ciò sta avvenendo per un cinico calcolo, quel qualcuno sarà chiamato a risponderne davanti alla giustizia di Dio e a quella degli uomini. Con profonda stima“.