- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Lo scenario che tutti avrebbero voluto evitare, ma che in fin dei conti era ampiamente prevedibile e preventivabile, si è infine materializzato: nel Sannio è stato diagnosticato il primo caso di Covid-19.

La notizia ha subito generato apprensione ed un generale stato di preoccupazione. La cassa di risonanza dei social network ha contribuito a fare il resto. In sostanza ci ritroviamo, sic et sempliciter, in un clima di paura.

Le informazioni che arrivano dalle Istituzioni centrali e dalla comunità scientifica non aiutano di certo a fare chiarezza: manca un oggettivo punto di equilibrio tra rimandi improntati all’allarmismo e banalizzazioni rassicuranti. In questo vorticoso pendolo avremmo tutti bisogno di un baricentro minimo di certezze.

L’unica strada da percorrere per gestire al meglio la situazione – e per evitare i danni ai quali si potrebbe andare incontro se rimanessimo vittime di un’isteria collettiva –  è quella di far affidamento su uno spirito di collaborazione collettivo, che pur è storicamente radicato nelle nostre genti, e su un’osservanza disciplinata ed attenta delle disposizioni che in queste ore le Istituzioni stanno mettendo in campo.

Al netto di ciò, resta comunque opportuno operare una qualche riflessione sui sentimenti che serpeggiano in gran parte dei nostri concittadini.

A nostro giudizio, ciò che appare davvero insopportabile è la spocchia e la superbia di coloro che “bacchettano” i tanti nostri conterranei che stanno provando un legittimo sentimento di paura. Di tutto abbiamo bisogno, tranne che di un vuoto e sterile paternalismo di maniera.

Di fronte a quanto sta accadendo la paura (che non cede alla psicosi) è legittima e giustificata. E nel Sannio, evidentemente, lo è anche di più.

Sì, perché questa è una terra nella quale la Sanità è stata scientemente e metodicamente martoriata. Perché il San Pio riesce a malapena a gestire la quotidianità; con un Pronto Soccorso spesso in stato d’affanno e che sovente “resiste” solo grazie all’encomiabile sforzo dei medici, degli infermieri e degli operatori tutti. Perché appare scontato chiedersi come potrebbe reagire il San Pio nella sventurata possibilità di un’emergenza a pieno regime. Perché la politica ha fatto scempio della Sanità in questa terra, senza distinzioni di sorta e tantomeno di partiti. Perché un cittadino di Pietraroja, anche senza emergenza alcuna, impiega comunque un’ora per raggiungere la struttura sanitaria pubblica più vicina. Perché, in un batter d’occhio, 70mila persone della Valle Telesina si trovarono prive di un nosocomio di riferimento, sacrificato sull’altare di una “razionalizzazione” che trattò le persone alla stregua di voci di bilancio.

Perché tutto ciò ha minato irrimediabilmente la credibilità di un’intera classe dirigente (e non ci si riferisce solo alla classe politica, si badi bene).