- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Caserta – Con le sue aziende di carburanti l’imprenditore Raffaele Diana avrebbe infiltrato il clan dei Casalesi nel tessuto economico del Vallo di Diano, in provincia di Salerno, stringendo alleanze con imprenditori del posto come la famiglia Petrullo di San Rufo, mantenendo però i contatti con l’area di origine del Casertano tramite figli e cognati, alcuni dei quali sono assegnatari di lotti in uno dei più importanti beni confiscati alla camorra casalese, La Balzana, grande proprietà terriera una volta appartenuta alla famiglia Schiavone e situata a Santa Maria la Fossa, divisa in 36 lotti assegnati ad altrettanti imprenditori agricoli; il bene è destinatario di importanti investimenti statali per decine di milioni di euro, che dovrebbero trasformarlo in Parco Agroalimentare dei prodotti tipici della Regione Campania. La stessa Regione è interessata al bene, e ha deciso di entrare nel capitale di Agrorinasce, che entro breve diventerà una società pubblica partecipata da Comuni e appunto dalla Regione. Diana è stato arrestato ieri con i figli Giuseppe e Vincenzo nell’ambito di un’indagine delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Potenza e Lecce (45 misure eseguite) che ha svelato il business del carburante agricolo spacciato per normale carburante per auto, e gestito dai Casalesi sull’asse Campania-Puglia, in particolare tra Salerno e Taranto, tramite appunto Raffaele Diana, già coinvolto in precedenti indagini anticamorra concernenti però il traffico illecito di rifiuti, altro settore in cui è impegnata la famiglia dell’imprenditore casertano. E il giorno dopo gli arresti, Agrorinasce, società formata da cinque comuni del Casertano che amministra decina di beni confiscati ai clan, tra cui appunto La Balzana, interviene sulla vicenda. L’amministratore delegato Gianni Allucci, spiega che “tra i familiari di Raffaele Diana cui sono stati assegnati i lotti de La Balzana vi sono il figlio Vincenzo, arrestato, per cui si procederà, come stabilito dalla legge, alla risoluzione del contratto; due anni fa, quando gli concedemmo il lotto, Vincenzo era risultato negativo alle verifiche richieste presso la prefettura di Caserta, nel senso che non aveva alcun problema antimafia; con l’arresto ovviamente cambia tutto. Anche la moglie di Diana (Silvana Zara, non indagata, ndr), madre di Vincenzo, è assegnataria di un lotto, ma siamo ancora in attesa da due anni delle verifiche antimafia richieste alla prefettura”. Tra gli assegnatari anche i fratelli della donna, cognati di Raffaele Diana. Sulla vicenda interviene anche il Comitato don Diana, che in passato avevano già diramato “l’allerta” sulla presenza della famiglia Diana nella Balzana. “Gli arresti nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria su camorra e carburanti – si legge in una nota del Comitato – tracciano un quadro inquietante e ci dicono che i nostri allarmi a proposito di dubbie assegnazioni dei terreni della Balzana a Santa Maria La Fossa, non erano infondati. Nell’ inchiesta sono stati tratti in arresto, accusati di gravissimi reati, i membri di una famiglia assegnataria di diversi lotti del bene confiscato. Ci appelliamo agli uffici della Prefettura di Caserta e alla Dda di Napoli per fare completamente luce sui fatti accaduti e per liberare la Balzana da ulteriori rischi di infiltrazioni mafiose”.