Avellino – L’inchiesta sui conti dell’Avellino Calcio e alcuni fornitori parla di 7 indagati. L’ipotesi di reato sono: false comunicazioni sociali, emissione di fatture inesistenti, ostacolo alle funzioni di vigilanza. L’inchiesta è firmata dal pool formato da Vincenzo D’Onofrio, Teresa Venezia e Fabio Massimo Del Mauro. Lo stesso magistrato ha presenziato a Roma, insieme al consulente tecnico nominato per gli accertamenti, il dott. Michele Abruzzese e ai militari del Nucleo di Polizia Tributaria, alle operazioni di sequestro della documentazione presso la FIGC, precisamente quelli della Commissione di Vigilanza sulle società di Calcio Professionistiche (COVISOC). Nel pomeriggio, la società, attraverso una nota (leggi qui) ha chiarito a lunghi tratti la situazione.
GLI INDAGATI – Nel mirino è finito Walter Taccone patron dell’Us Avellino 1912. Le prime indiscrezioni, il numero uno del club irpino, avrebbe indicato nella dichiarazione dell’Iva e dei redditi, dal 2015 al 2017, cifre che derivavano dall’utilizzo di fatture inesistenti. Oltre a Taccone, nel mirino della magistratura, sono finite tre società: Mabevi, Lps e Irpiniatecnolife. Nella mattinata, i militari delle fiamme gialle, del colonnello Gennaro Ottaiano hanno acquisito il libro mastro che va dal 2015 al 2018. E non solo. Sono stati acquisitil’inventario, i registri dell’Iva, fatture e contratti di sponsorizzazione sottoscritti nel periodo 2015-2017. Sequestri di fatture, libri mastri e note di variazione Iva sono stati effettuati dai finanzieri anche nelle sedi delle tre società fornitrici dell’U.S. Avellino, che secondo gli inquirenti, avrebbero emesso fatture false per operazioni inesistenti tra il 2015 ed il 2016.
Stai navigando all'interno del nostro sito web archivio che comprende gli articoli dal 2017 a fine 2021.
Per le notizie in tempo reale ti invitiamo a visitare Anteprima24.it
