
Napoli – Prima il raccoglimento in preghiera con le monache di clausura della chiesa di San Giuseppe dei Ruffi, nei pressi del Duomo. Poi l’incontro a Piscinola con la famiglia di Francesco Della Corte, il vigilante ucciso da tre monorenni il 3 marzo del 2018. E poi ancora l’incontro con un operaio della Whirlpool.
Inizia così la giornata del nuovo arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, con un ‘pellegrinaggio simbolico’, incontrando persone e storie rappresentative della fragilità e delle sofferenze di Napoli.
Don Mimmo, come ama farsi chiamare il prelato, oggi alle ore 17 fa il suo ingresso ufficiale in Diocesi. Subentra al cardinale Crescenzio Sepe, 77 anni, alla guida della diocesi partenopea dal 2006. Sepe, guarito dal covid nei giorni scorsi, non potrà comunque partecipare alla cerimonia di insediamento del suo successore perché sta osservando un periodo di convalescenza, ma le sue condizioni sono in netto miglioramento.
Tanti i messaggi di auguri e felicitazioni. Affidati ai social, sono arrivati anche i saluti di benvenuto del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. “Oggi si insedia il nuovo arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia. E un giorno buono per Napoli”. De Magistris ha definito monsignor Battaglia “un prete semplice e forte, carismatico con la sua umanità, da sempre vicino ai più fragili. Benvenuto Don Mimmo nella Napoli dal cuore senza limiti”, conclude il primo cittadino.
Anche dal Sannio, che ha avuto il privilegio di averlo come vescovo della Diocesi di Cerreto, Telese e Sant’Agata de’ Goti, arrivano i saluti del sindaco di Forchia, Pino Papa, e degli amministratori comunali. “Ti salutiamo, don Mimmo! Salutiamo, allo stesso tempo con gioia ed un pizzico di egoistico rammarico, la nuova prestigiosa esperienza che ti vedrà, quale erede del Cardinale Crescenzio Sepe, guidare la Arcidiocesi di Napoli”.
“Il ruolo che ti accingi a rivestire – prosegue la nota – rende pregna di orgoglio la Comunità episcopale di cui siamo parte, fortunata nell’aver potuto intrecciare il tuo insegnamento.
La tua è stata la Chiesa che si è avvicinata alla gente, che è uscita dalle stanze ed è andata in mezzo al dolore, alle angosce, alle gioie, alle mille sfaccettature che compongono il quotidiano. Ebbene sì. Sei stato il Vescovo, il “don” – come ami farti definire – del quotidiano. Ti sei interessato, da subito, alla vita reale del territorio.
Hai praticamente affrontato criticità rappresentateti da categorie, lavoratori, famiglie.
Sei stato il Vescovo, il “don” della concretezza. Oggi ci lasci una Chiesa che è un po’ più vicina alla persone. E le persone sono un po’ più vicine alla tua Chiesa.
E di ciò tutti devono portarti riconoscenza. Ad maiora, quella di oggi è solo una delle prime pagine della tua Vicenda”.
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