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Paolo Berti mentì sull’incidente di Avellino per difendere la linea aziendale. E’ quanto emerge da un’intercettazione contenuta nell’ordinanza applicativa di misure cautelari, nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza nei confronti di tre ex top manager e tre attuali dirigenti della Società Autostrade per l’Italia spa.

In particolare in una telefonata emerge che Berti è particolarmente adirato per la sua pesante condanna nel processo per l’incidente del pullman di Avellino e si “comprende che Berti in quel procedimento non ha riferito la verità per difendere la linea aziendale”.

Ci sono stati quaranta morti de là e quarantatré de qua, stamo tutti su la stessa barca”. E’ quanto afferma un indagato in un’intercettazione contenuta nell’ordinanza applicativa di misure cautelari, nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza nei confronti di tre ex top manager e tre attuali dirigenti della Società Autostrade per l’Italia spa. Il riferimento è ai due procedimenti penali per il crollo del Ponte di Genova, dove morirono 43 persone, e per l’incidente di Acqualonga, in cui persero la vita 40 persone.

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